martedì 27 dicembre 2011


Sul “Caso Lombardelli”/2


Altra questione che il caso Lombardelli mette all’attenzione dei cittadini è quella dei funzionari/dipendenti di partito.
Che un partito politico possa avere dei dipendenti forse appartiene a quelle cose che dobbiamo considerare normali. Per far politica, si dirà, ci vogliono persone che lavorano a tempo pieno per l’organizzazione, per il lavoro sul territorio, con la gente. Pensiamo però che gran parte di quelli che lavorano per un partito lo dovrebbero fare per un periodo ben definito e possibilmente non reiterabile all’infinito. Insomma meno persone vivono di politica meglio sarebbe per tutti.
In una sua recente relazione programmatica il Segretario provinciale del PD Raffaele Donini è intervenuto su questo tema in modo innovativo. Donini ha sostenuto l’opportunità che tutti i contratti dei funzionari del Partito Democratico di Bologna – ad eccezione di quelli che svolgono attività di mera amministrazione – dovessero essere trasformati in contratti a tempo determinato. Per dare il buon esempio ha incominciato dal suo contratto, trasformandolo in un contratto a tempo determinato, che scadrà con lo scadere del mandato politico. Questa proposta ci sembra importante, doverosa e il suo rispetto assolutamente imprescindibile.
In pratica però succede altro, si continua a fare altro. Quanti dipendenti a tempo indeterminato dei partiti vengono “appoggiati”nelle pubbliche amministrazioni? Basterebbe guardare con attenzione ai Comuni della provincia di Bologna, al Comune di Bologna, alla Provincia di Bologna, alla Regione Emilia Romagna, se ne avrebbe un quadro impressionante, un continuo passaggio: da dipendenti di partito a amministratori: Consiglieri, Assessori, Sindaci, Dirigenti di questo o quello.
Ma tutto questo ha delle conseguenze e dei costi per tutti i cittadini:
1-      Più i partiti assumono persone a tempo indeterminato, più hanno la necessità di scaricare il personale in eccesso sulle pubbliche amministrazioni, altrimenti i costi sarebbero insostenibili anche per i partiti più “radicati nel territorio”.
2-      Più l’insana abitudine di assumere persone “fedeli”al Segretario di turno permane, tante più persone ci saranno da collocare “fuori dal partito”.
3-      La modalità secondo cui i funzionari di partito vengono mandati a ricoprire ruoli politici, perché altrimenti costerebbero troppo per le casse dei partiti, ci sembra un criterio almeno discutibile. Certo è (il caso Lombardelli sembra rientrare nella regola) che anche su questo tema si prescinde dai titoli professionali, dai meriti, dalla qualità, dalla competenza della persona, ma si guarda solo alla sua fedeltà al partito e/o ai capi corrente.
4-      I dipendenti/funzionari di partito hanno poi una caratteristica paradossale: sono cittadini a libertà politica limitata. Sono dipendenti del partito e del capo di quel momento. La loro libertà d’opinione e quindi libertà d’azione politica è parziale. Tutti i cittadini possono decidere se sostenere questa o quella causa, questa o quella proposta politica, loro no. Se disobbediscono alle indicazioni di chi guida il partito in quel momento possono subire conseguenze anche pesanti.
5-      I cittadini dovrebbero anche poter pensare che le persone che hanno eletto nelle cariche pubbliche possano avvalersi (come prescrive la legge) di persone liberamente scelte per le loro competenze e dimostrate capacità e non perché costavano troppo alle casse dei partiti.
Insomma “la casta”dei politici è da ridimensionare ovunque, non soltanto nel Parlamento romano.
L.R.

Nessun commento:

Posta un commento