mercoledì 7 dicembre 2011


A proposito della Consulta delle Associazioni familiari 
del Comune di Bologna
L’Art. 29 della nostra Costituzione così recita:“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.”
Possiamo dire che i tempi e il sentire comune sono molto cambiati dai tempi in cui i Padri Costituenti scrissero quest’articolo, però non possiamo stravolgerne il senso.
In questo solco si è inserito lo Statuto della Consulta delle Associazioni familiari che all’Art. 1 dice:
“Il Comune di Bologna, ai sensi dell’art.4 dello Statuto comunale, esprime un impegno prioritario per promuovere i diritti di cittadinanza della famiglia, così come costituzionalmente definita, la coesione sociale e la solidarietà tra le famiglie, attraverso la costruzione di relazioni organiche con le Associazioni che le rappresentano.
Per una più concreta attuazione di tale impegno, il Comune di Bologna istituisce la Consulta Comunale delle Associazioni Familiari, quale organismo di confronto, di valutazione ed impulso delle azioni, favorendo la semplificazione e la ricomposizione delle prestazioni a favore della famiglia e delle Associazioni che la rappresentano.”
Insomma per cosa sia nata e a cosa serva la Consulta non può essere messo in discussione.
Se il Comune di Bologna Istituisce la Consulta per la famiglia, della famiglia deve occuparsi, nel senso che la Costituzione ci indica. E al suo interno naturalmente devono essere rappresentati coloro che si sentono di “promuovere la famiglia così com’ è costituzionalmente intesa”. Tutto questo è discriminatorio? Non ci pare. Forse è solo una parte della realtà delle unioni, ma questo deve rappresentare, per questo è stata istituita.
Allora, nel rispetto vero di tutti, il Comune di Bologna apra altri spazi di coinvolgimento per “altri tipi di unioni”. Questo è il dovere dell’Ente Locale: rispettare tutti, ascoltare tutti, ma poi procedere nel solco che la nostra Costituzione ci ha dato. Altrimenti si chiuda la Consulta e se ne crei una nuova, diversa con altri fini e altri intenti: così ciascuna associazione sarà libera di aderire o non aderire, di riconoscersi o non riconoscersi in quel tipo di Consulta.


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