Sul “Caso
Lombardelli”/1
Il Caso Lombardelli da alcuni giorni imperversa nella cronaca
dei giornali bolognesi. Per chi si fosse distratto, lo riassumiamo brevemente.
All’indomani dell’insediamento della nuova Amministrazione
Comunale di Bologna, il Sindaco Merola nomina il suo Capo di Gabinetto nella
persona di Marco Lombardelli. Questi viene da una lunga militanza prima nei
Democratici di Sinistra e poi nel P.D. Considerato tra i “giovani” dirigenti
che guidano il partito bolognese, viene candidato più volte alla massima carica
di Segretario bolognese (prima dei DS, poi del PD), però in ambedue i casi
senza successo. Funzionario a tempo pieno del partito viene lanciato a
ricoprire il ruolo più importante di primo collaboratore del Sindaco.
Nei giorni scorsi, una
segnalazione fatta da un ex Assessore del Comune di Bologna rivela che
Lombardelli, come Capo di Gabinetto del Sindaco è stato inquadrato in un
profilo dirigenziale che prevede il possesso della laurea e che Lombardelli non
è in possesso né della laurea né di un diploma di secondaria di secondo grado.
Dopo qualche giorno d’imbarazzo ed esitazione Lombardelli si dimette.
A questo punto partono esposti e
denunce e sarà la magistratura a decidere se ci sono stati degli illeciti e
commessi da chi.
A noi però non interessa, in
questa sede, l’aspetto umano, che ovviamente rispettiamo (le dimissioni
immediate dimostrano senso di responsabilità…), né l’aspetto legale, ma ci
interessa l’aspetto politico della vicenda perché si tratta di un caso da
manuale di scienze politiche. Più precisamente di un caso significativo dei
rapporti che intercorrono tra partiti politici e pubbliche istituzioni.
Prendiamo una prima questione,
certamente marginale e non approfondita dai giornali. Dalla pubblicazione delle
dichiarazione dei redditi degli amministratori - Giunta e Consiglio - del
Comune di Bologna (dichiarazioni che siamo certi saranno pubblicate anche dagli
amministratori del nostro Comune) si evince un dato interessante: alcuni Consiglieri
e anche qualche Assessore, hanno dichiarato reddito zero o poco più. Non si
tratta ovviamente di evasori fiscali ma più semplicemente di persone che come
primo lavoro hanno fatto l’Assessore o il Consigliere Comunale. Ma fare
l’Assessore o il Consigliere è un mestiere? Può essere considerata una
professione? Se è il primo lavoro che fanno, che titoli di merito hanno nel
loro c.v.? Per cosa sono stati scelti? Perché sono giovani? Oppure il loro
merito è quello di poter addurre una lunga militanza all’interno di un partito
e nella corrente che in quel partito ha un ruolo importante?
Se quest’ultimo criterio, la
militanza politica, è il solo che conta allora credo che ai giovani si dia un
messaggio ben strano: nella pubblica amministrazione, per accedere ai ruoli
apicali non contano titoli di studio, lauree, master, professionalità e
competenze, serve altro. Se questo è vero, diventa anche difficile farsi
paladini della difesa della scuola pubblica se ciò che conta, per fare
carriera, è solo l’aver frequentato altre scuole, altre tipologie di
formazione.
L.R.
Nessun commento:
Posta un commento