venerdì 23 dicembre 2011


Sul “Caso Lombardelli”/1

Il Caso Lombardelli da alcuni giorni imperversa nella cronaca dei giornali bolognesi. Per chi si fosse distratto, lo riassumiamo brevemente.
All’indomani dell’insediamento della nuova Amministrazione Comunale di Bologna, il Sindaco Merola nomina il suo Capo di Gabinetto nella persona di Marco Lombardelli. Questi viene da una lunga militanza prima nei Democratici di Sinistra e poi nel P.D. Considerato tra i “giovani” dirigenti che guidano il partito bolognese, viene candidato più volte alla massima carica di Segretario bolognese (prima dei DS, poi del PD), però in ambedue i casi senza successo. Funzionario a tempo pieno del partito viene lanciato a ricoprire il ruolo più importante di primo collaboratore del Sindaco.
Nei giorni scorsi, una segnalazione fatta da un ex Assessore del Comune di Bologna rivela che Lombardelli, come Capo di Gabinetto del Sindaco è stato inquadrato in un profilo dirigenziale che prevede il possesso della laurea e che Lombardelli non è in possesso né della laurea né di un diploma di secondaria di secondo grado. Dopo qualche giorno d’imbarazzo ed esitazione Lombardelli si dimette.
A questo punto partono esposti e denunce e sarà la magistratura a decidere se ci sono stati degli illeciti e commessi da chi.

A noi però non interessa, in questa sede, l’aspetto umano, che ovviamente rispettiamo (le dimissioni immediate dimostrano senso di responsabilità…), né l’aspetto legale, ma ci interessa l’aspetto politico della vicenda perché si tratta di un caso da manuale di scienze politiche. Più precisamente di un caso significativo dei rapporti che intercorrono tra partiti politici e pubbliche istituzioni.
Prendiamo una prima questione, certamente marginale e non approfondita dai giornali. Dalla pubblicazione delle dichiarazione dei redditi degli amministratori - Giunta e Consiglio - del Comune di Bologna (dichiarazioni che siamo certi saranno pubblicate anche dagli amministratori del nostro Comune) si evince un dato interessante: alcuni Consiglieri e anche qualche Assessore, hanno dichiarato reddito zero o poco più. Non si tratta ovviamente di evasori fiscali ma più semplicemente di persone che come primo lavoro hanno fatto l’Assessore o il Consigliere Comunale. Ma fare l’Assessore o il Consigliere è un mestiere? Può essere considerata una professione? Se è il primo lavoro che fanno, che titoli di merito hanno nel loro c.v.? Per cosa sono stati scelti? Perché sono giovani? Oppure il loro merito è quello di poter addurre una lunga militanza all’interno di un partito e nella corrente che in quel partito ha un ruolo importante?
Se quest’ultimo criterio, la militanza politica, è il solo che conta allora credo che ai giovani si dia un messaggio ben strano: nella pubblica amministrazione, per accedere ai ruoli apicali non contano titoli di studio, lauree, master, professionalità e competenze, serve altro. Se questo è vero, diventa anche difficile farsi paladini della difesa della scuola pubblica se ciò che conta, per fare carriera, è solo l’aver frequentato altre scuole, altre tipologie di formazione.

                                                                                                                                                                  L.R.

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