Riforma del
mercato del lavoro
Il Governo Monti, dopo
appena cento giorni di lavoro, sembra avere il vento in poppa ed essere pronto
a navigare fino al 2013. Resta ancora uno scoglio da superare (che sembra più
un iceberg) quello della riforma del mercato del lavoro.
Non c’è tema in
discussione che veda tante opinioni diverse, spesso diametralmente diverse,
come la modifica del mercato del lavoro. Raramente si trovano opinioni
coincidenti, tra gli esperti, nelle forze politiche. Non coincidono neppure le
letture degli economisti, dei sociologi, dei giuristi, dei giuslavoristi.
Sembra una matassa incandescente difficilissima da dipanare e in cui prevale
l’incertezza.
Tutti, a parole, parlano e
invocano il bene dell’Italia e degli italiani. Tutti vogliono maggiore
occupazione e più diritti, pur proponendo ricette molto diverse.
Alcuni pensano al futuro
dell’Italia utilizzando modelli economici e sociali del secolo scorso. Altri
sembrerebbero voler sfruttare l’occasione per riscrivere (secondo alcuni,
azzerare) i diritti conquistati dai lavoratori.
In questo turbinio di
opinioni, spesso lontanissime tra loro, rispuntano le ragioni ideologiche, i
luoghi simbolici, la “sacralità”di certi assunti.
L’ultimo, ma non ultimo, è
il famoso Art. 18. Ormai i dibattiti, i confronti, da qualunque parte inizino
vanno comunque a finire sull’Art. 18. Sembra diventato il vortice in cui ogni
discussione, alla fine, si perde...
Sull’Art. 18 si è
ritrovata una nuova unità sindacale, che da mesi, forse da anni, non si vedeva.
Qualcuno dice che si tratta della semplice difesa dei “garantiti”, perché gran
parte degli iscritti ai sindacati sono lavoratori a tempo indeterminato o
pensionati. Non si tratterebbe così di vera convergenza d’orizzonti sindacali,
ma di pura difesa dell’esistente.
Il clima più civile, instaurato
dal Governo Monti, sembra una condizione favorevole perché se incominci a
ragionare dei fatti e non soltanto a riproporre postulati ideologici. Nessuno
ha rispolverato slogan del tipo “senza se e senza ma”che appartengono all’armamentario
ideologico di un recente passato.
Speriamo non si tratti di
una breve parentesi, ma di una nuova condizione per riscrivere il futuro dell’Italia.
l.r.
http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2012/02/ritratti-stefano-fassina-visto-senza-gli-occhiali-affumicati-dal-livore.html
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