giovedì 9 febbraio 2012


Il Giorno del Ricordo
10 febbraio 2012

Si sono da poco concluse le celebrazioni dei primi 150 anni dell’Italia unita. Una storia complessa, a tratti contraddittoria, ma è la nostra storia, la storia di ogni cittadino italiano (e di tutti quelli che si sentono, anche se non lo sono all’anagrafe, cittadini italiani). Sono stati 150 anni ricchi di pagine nobili, di cui dobbiamo essere orgogliosi, e di altre pagine meno nobili di cui sentiamo il peso; di eventi eroici e di momenti di pavida codardia.
Ma quegli anni sono l’identità di un popolo, il carattere di una nazione; e tutti quegli anni vanno conosciuti, studiati, ricordati. Una nazione quando vuole divenire adulta sa rileggere anche le pagine più drammatiche della sua storia, senza timori, senza reticenze, senza omissioni.
Il secolo che sta alle nostre spalle, il cosiddetto “secolo breve”, ha portato via con sé tante tragedie che non devono e non possono essere dimenticate. Tra le tante vi è quella avvenuta a danno della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia, durante la seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi. In quelle terre per molti, lunghi, terribili anni si è diviso il mondo: quello occidentale da quello orientale, quello filoamericano da quello filosovietico, quello democratico da quello comunista, il Patto Atlantico dal Patto di Varsavia. Forse anche per questo è stato così difficile raccontare quei fatti, quelle immani tragedie.
Per i “giochi assurdi”della storia ricordare quelle vicende, indagare quei fatti, è sembrato, per molti anni, come una provocazione, se non una forma di revisionismo storico.
Dopo tanti anni siamo certi che la storia “delle foibe”non possa più essere e non sia più  appannaggio di qualcuno, né della destra, né della sinistra. Si tratta di una parte della storia di un popolo, quello italiano, di una nazione, l’Italia.
Quella storia e quelle vittime vanno finalmente, senza esitazione, onorate e ricordate.

            l.r.

1 commento:

  1. Chi ha strumentalizzato le foibe è stata la destra, cercando di contrapporre questa tragedia a quella provocata dal ventennio fascista. Provando così ad equiparare i crimini dei partigiani titini a quelli dei fascisti e dei loro alleati invasori nazisti. Si è utilizzata una tragedia a fini politici ma, per fortuna, la sinistra non ha abboccato e così, oggi, vediamo che il giorno del ricordo viene celebrato in maniera unitaria nel nostro Paese. Così non è, purtroppo, per il 25 aprile. Vediamo, ancora oggi, atteggiamenti revancisti e revisionismo becero, anche nella nostra Bologna: non dimentichiamo gli ex aennini come si comportano in occasioni di celebrazioni come il 25 aprile o in occasione del ricordo della strage fascista del 2 agosto 1980.
    Fortunatamente Bologna ed i suoi cittadini non dimenticano.

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