Il Giorno
del Ricordo
10 febbraio
2012
Si sono da poco concluse le celebrazioni dei primi 150 anni
dell’Italia unita. Una storia complessa, a tratti contraddittoria, ma è la
nostra storia, la storia di ogni cittadino italiano (e di tutti quelli che si
sentono, anche se non lo sono all’anagrafe, cittadini italiani). Sono stati 150
anni ricchi di pagine nobili, di cui dobbiamo essere orgogliosi, e di altre
pagine meno nobili di cui sentiamo il peso; di eventi eroici e di momenti di
pavida codardia.
Ma quegli anni sono l’identità di un popolo, il carattere di
una nazione; e tutti quegli anni vanno conosciuti, studiati, ricordati. Una
nazione quando vuole divenire adulta sa rileggere anche le pagine più
drammatiche della sua storia, senza timori, senza reticenze, senza omissioni.
Il secolo che sta alle nostre spalle, il cosiddetto “secolo
breve”, ha portato via con sé tante tragedie che non devono e non possono
essere dimenticate. Tra le tante vi è quella avvenuta a danno della popolazione
italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia, durante la seconda guerra
mondiale e negli anni immediatamente successivi. In quelle terre per molti,
lunghi, terribili anni si è diviso il mondo: quello occidentale da quello orientale,
quello filoamericano da quello filosovietico, quello democratico da quello
comunista, il Patto Atlantico dal Patto di Varsavia. Forse anche per questo è
stato così difficile raccontare quei fatti, quelle immani tragedie.
Per i “giochi assurdi”della storia ricordare quelle vicende, indagare
quei fatti, è sembrato, per molti anni, come una provocazione, se non una forma
di revisionismo storico.
Dopo tanti anni siamo certi che la storia “delle foibe”non
possa più essere e non sia più appannaggio
di qualcuno, né della destra, né della sinistra. Si tratta di una parte della
storia di un popolo, quello italiano, di una nazione, l’Italia.
Quella storia e quelle vittime vanno finalmente, senza
esitazione, onorate e ricordate.
l.r.
Chi ha strumentalizzato le foibe è stata la destra, cercando di contrapporre questa tragedia a quella provocata dal ventennio fascista. Provando così ad equiparare i crimini dei partigiani titini a quelli dei fascisti e dei loro alleati invasori nazisti. Si è utilizzata una tragedia a fini politici ma, per fortuna, la sinistra non ha abboccato e così, oggi, vediamo che il giorno del ricordo viene celebrato in maniera unitaria nel nostro Paese. Così non è, purtroppo, per il 25 aprile. Vediamo, ancora oggi, atteggiamenti revancisti e revisionismo becero, anche nella nostra Bologna: non dimentichiamo gli ex aennini come si comportano in occasioni di celebrazioni come il 25 aprile o in occasione del ricordo della strage fascista del 2 agosto 1980.
RispondiEliminaFortunatamente Bologna ed i suoi cittadini non dimenticano.