Eternit...
Abito
da trent’anni in un condominio a Sasso Marconi. All’epoca della costruzione ricordo
che un tecnico dell’impresa di costruzione ci disse, mettiamo un tetto brutto
ma che costa un po’ meno e lo nascondiamo con una spalletta che così non si
vede. Eravamo tutti contenti di avere a che fare con tecnici che avevano a
cuore il nostro portafoglio, che ci importava che il tetto fosse bello o brutto
?? !!
Oggi
sappiamo che quel tetto era di Eternit e sinceramente non siamo più così
contenti (almeno io non lo sono) sto cercando di capirci qualcosa, ho un amico
che abita a Casale Monferrato che mi dice, “tu non puoi fare nulla, dovresti capire quanto amianto c’è in tutta
la città, non è un problema che puoi affrontare da sola,” ho chiesto
informazioni all’amministratrice di questo condominio: nessuna risposta.
Ho
assistito ad una trasmissione televisiva nella quale ho capito che dovremmo
fare la domanda “quanto eternit c’è nella nostra città?” alla ASL o all’ ARPA
Ora
ho mandato una mail all’ARPA e mi è stato risposto che mi devo rivolgere
all’ASL, loro fanno solo le analisi quando richiesto,ho telefonato all’ASL, una
dott.ssa mi dice che dovremmo fare
un’autodenuncia perché si possa fare una verifica, per capire di che tipo di
Eternit parliamo, ma mi suggerisce di parlare con l’amministratrice ed indire
un’assemblea di condominio.
Un
altro amico mi ha mandato la riflessione che porto a conoscenza di chi vuole
saperne qualcosa in più.
Sono passati 15 anni da
quando l’amianto è stato bandito in Italia (la legge che lo vieta è del 1992)
ma l’emergenza dovuta all’uso scriteriato di questo materiale altamente nocivo
per la nostra salute non è finita. Anzi, secondo gli esperti, il peggio deve
ancora arrivare, il picco di casi di mesotelioma, il tumore maligno a lunga incubazione
provocato dall’amianto si raggiungerà nel 2015, dice a Newton Marino Gatto,
professore di Ecologia del Politecnico di Milano. E il peggio è che non si
ammalano solo gli operai che hanno lavorato nelle fabbriche di amianto:
l’Eternit di Casale Monferrato e la Fibronit di Bari, sono le più grandi e
famose. Se l’asbestosi, la malattia professionale tipica della categoria
richiede lunghe esposizioni a dosi massicce di fibre di amianto, chiamato anche
asbesto, e dunque colpisce solo chi lavora quotidianamente a contatto con esso,
bastano invece solo sporadici contatti con l’amianto, poche fibre insediate in
profondità nei polmoni, per provocare malattie anche più gravi, carcinomi e
mesoteliomi, aggressivi tumori ai polmoni e alla pleura (la membrana che copre
il polmone)
Tumori subdoli, specialmente
il mesotelioma, perché si sviluppa trenta o quarant’anni dopo che le fibre sono
entrate nell’organismo, quando ormai ci si è quasi dimenticati di aver avuto a
che fare con il materiale maledetto. Per questo solo adesso anche se l’amianto
non si usa più, si iniziano a vedere le vere conseguenze della sua diffusione:
sono passati trent’anni dal periodo di massima produzione, e le fibre assediate
nei polmoni dei cittadini esposti hanno iniziato a rivelarsi. Bambini che
trent’anni fa correvano nei cortili pieni di pezzi di Eternit, il
cemento/amianto sono diventati uomini malati. E non si tratta di pochi casi
isolati- secondi i dati dell’Associazione italiana esposti all’amianto AIEA si contato 4.000 decessi all’anno
a causa dell’asbesto. Un dato destinato
a crescere. ARPA svolge attività di
supporto tecnico e analitico come richiesto dal Piano regionale amianto. In
particolare svolge attività di ricerca in merito a valutazione del rischio
cancerogeno delle fibre alternative all’amianto mediante lo studio dei diametri
e lunghezza delle fibre, la struttura e composizione e la
biosolubilità/biopersistenza; efficienza dei prodotti incapsulati (DM 20/08/99)
censimento e valutazione del rischio. In
funzione del rischio vi è l’obbligo di smaltimento nei tempi prescritti.
E
rifletto che il problema dell’aria che respiriamo non è il problema di un
condominio, ma di tutta la città (quanti capannoni con il tetto in Eternit ci
sono a Sasso?) e quindi dovrebbe essere sensibilità di ciascuno di noi trovare
coesione per cercare almeno di capire meglio l’entità del possibile danno che
ci grava addosso. I nostri figli, i nostri nipoti hanno qualche diritto di non
avere in eredità questo incubo.
Lina
Da Ros
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