giovedì 16 febbraio 2012


Genova, Milano, Napoli, Cagliari…

ELEZIONI PRIMARIE

Le elezioni primarie sono diventate la corona di spine del Partito Democratico che le ha inventate e che molto spesso ne sembra vittima.
Le primarie sono state lanciate dal Centro Sinistra quando fu proposta la candidatura di Romano Prodi a Primo Ministro. Il risultato fu quello di una grande partecipazione popolare e una conseguente plebiscitaria candidatura. Poi fu costruito il Partito Democratico che adottò le primarie come proprio carattere distintivo, quasi parte della propria identità.
Nel PD si sono concentrate, come tutti sanno, storie e culture politiche molto diverse e anche idee molto varie sul senso da dare alle elezioni primarie. Chi viene dal vecchio P.C.I. ha solitamente un’idea forte del ruolo del partito, per semplificare, da “centralismo democratico”. Insomma è il partito che deve decidere ruoli, compiti e candidature, ovviamente “consultando” la base. Chi non viene da quella storia pensa invece a un ruolo meno forte del partito, perché ritiene che la rappresentanza dei cittadini debba restare prossima agli elettori e non delegata totalmente ai partiti.
Su questo “nodo” si scontrano, attraverso mille sfaccettature e interpretazioni, le due visioni del senso che devono avere le primarie.
Così nel Partito Democratico c’è chi ha subito e mal sopportato le primarie, sperando che alla fine se ne potesse fare a meno e che ogni decisione ritornasse nelle mani della dirigenza politica. Vi è poi chi, pur accettandole apparentemente, le ha aggirate nei modi più vari, vanificandole, rendendole del tutto inutili.
 La casistica che possiamo annoverare, sino a oggi, di tipologie di elezioni primarie è ampia e si modifica di giorno in giorno. Questi i casi più ricorrenti:
1-    Il Partito sostiene palesemente e nei fatti, con l’apparato e attraverso rilevanti risorse economiche, uno dei candidati. Ovviamente gli altri competitori, se l’apparato è forte e radicato, non hanno storia, hanno cioè scarsissime probabilità di successo. Questo è quello che è avvenuto nei nostri territori. In tali condizioni le primarie si riducono a un rituale di apparente democrazia. I cittadini di fatto non scelgono nulla.
2-    La seconda variazione si ha quando il Partito, alla presenza di due o più candidati dello stesso partito, ne impone uno solo. Così si arriva forzosamente all’unico candidato da schierare. In questo caso le primarie si fanno ma, ancora una volta, non sono i cittadini a decidere, ma la segreteria del partito. Questo è sostanzialmente avvenuto nelle recenti amministrative per il Comune di Bologna.
3-    Terza variazione possibile si ha quando qualcuno dei candidati non accetta l’imposizione del partito e non si ritira. Così è successo a Genova, dove vecchie appartenenze, visioni politiche diverse, non hanno trovato una possibile sintesi. Avere più di un candidato ovviamente espone il partito, anche più forte sulla carta, a possibili cocenti sconfitte.
4-    Quarta variazione quando l’unico candidato PD è clamorosamente sconfitto alle elezioni primarie. In questo caso, evidentemente, la scelta fatta dal partito era sbagliata.
A queste quattro variazioni se ne aggiungono tante altre, a seconda delle realtà e della forza del partito maggiore e di quella dei suoi competitori.
Insomma le elezioni primarie sono state la vera novità del Partito Democratico, ma anche lo strumento che ha determinato una lunga serie di parziali sconfitte. I partiti alleati, molto più piccoli elettoralmente del PD, hanno saputo approfittare delle elezioni primarie portando alla vittoria propri candidati (Pisapia, De Magistris,) o più semplicemente sostenendo candidati “civici” (Doria).
Si potrà anche dire che non si tratta di vere sconfitte perché il PD lavora per la coalizione. A forza di ripetersi, queste “mezze vittorie”danno però l’idea che il PD sia il più importante partito del Centro Sinistra ma anche quello meno capace di esprimere “leader riconosciuti”.
Quale “insegnamento” trarre dall’ultimo “caso Genova”? Era meglio quando pochissimi dirigenti decidevano tutti i candidati e ogni ruolo politico? Sono sbagliate le primarie? Sono errate le modalità in cui le primarie vengono svolte? Sono errati i candidati proposti dal PD?
l.r.

7 commenti:

  1. condivido l'analisi, hai però trascurato situazioni in cui le primarie hanno funzionato bene come ad esempio a Firenze
    s.o.

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  2. Perchè citate Firenze come buona prassi: ha vinto quello che, se vi vedesse, vi rottamerebbe subitissimo
    Perchè, invece, non citate Bologna (nel bene e nel male), con le sue 2 ultime esperienze: Delbono e Merola.
    Oppure perchè non citate Sasso Marconi. Comprendo che la cosa vi possa infastidire e dispiacere, date le vostre performance. Però, per onestà intellettuale, non si possono riportare solo le "sconfitte" del PD, bensì anche le storie di successo. Compresa l'esperienza del nostro comune. Emblematica per molti aspetti. Non ultimo che alle scorse primarie Osti perse non tanto perchè aveva l'apparato contro, bensì perchè rappresentava il vecchio (i suoi sostenitori ce li ricordiamo bene: la vecchia guarda degli anni '80), una politica che, come direbbe Renzi, è ormai da consegnare alla Storia, quella con la S maiuscola.
    Sul buon Russo c'è poco da dire: uno che s'è ritirato prima della fine della competizione, probabilmente perchè consapevole che sarebbe andato incontro ad una bruciante sconfitta, non è certo esempio di coraggio e lungimiranza.
    In definitiva, spiace dirlo, si ha come l'impressione d'essere di fronte a due soggetti politici che non hanno ancora elaborato il lutto delle loro sconfitte.
    E, oggi, come le zitelle di De Andrè, non potendo più dare il cattivo esempio, vogliono offrirci buoni consigli.

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    1. Rispondere ad un anonimo è sempre difficile, perché non sai con chi hai a che fare. Dietro un anonimo ci può essere chiunque.
      Ma provo a rispondere comunque.
      Personalmente ho un'esperienza politica "breve" : sette anni da amministratore, dei quali solo cinque come eletto e militante di partito. Così, sinceramente, non so cosa Lei vorrebbe rottamare. Forse dovrebbe rivolgere le Sue attenzioni a persone che siedono in Consiglio Comunale da oltre 4/5 lustri.
      Firenze è l’eccezione che conferma la regola: Renzi ha vinto pur partendo come il candidato non sostenuto dal partito.
      Veniamo a Bologna: Delbono, Lei ricorderà, era sostenuto dal “partitone” e da tante persone autorevoli; vinse le primarie superando anche Cevenini (mister preferenze) e Merola… Quella fu appunto la prova provata che se uno ha il sostegno dell’apparato del partito per gli altri non c’è storia. Delbono non avrebbe mai vinto le primarie altrimenti.
      Merola, Lei ricorderà, non era da solo al nastro di partenza, ma agli altri competitori fu “chiesto calorosamente” di ritirarsi.
      Su Sasso Marconi: a Sasso Marconi le primarie sono state l’esempio paradigmatico di come si può condizionare una competizione schierando in massa militanti ed aderenti al Partito Democratico su di un solo candidato. Vorrei farle notare che si trattò di primarie di partito e che i tre candidati, pur iscritti allo stesso partito, furono trattati in modo molto diverso. In tali condizioni, in un Comune come Sasso, con la storia che ha, chiunque avrebbe potuto vincere se sostenuto dall’apparato del partito. Questo ovviamente non toglie nulla a chi vinse quelle primarie.
      Sul mio ritiro le potrei raccontare molte cose, sempre che riguardano l’apparato di partito, ma non può essere questa la sede per raccontarle (mi contatti e saprò darle le motivazioni vere del mio ritiro, che sono meno banali di quello che Lei forse pensa). Certo una gara, per essere onesta, deve mettere i concorrenti nelle stesse condizioni, altrimenti è una competizione truccata. Non so Lei cosa ne pensa, ma a me piacciono le competizioni oneste, quelle nelle quali non si sa già chi vince.
      Questo e solo questo ho voluto dire: se si fanno le primarie, devono essere elezioni vere, oneste.
      Per il resto lasci in pace Fabrizio De Andrè che certi “carrozzoni politici” non li avrebbe neanche voluti vedere col binocolo.
      l.r.

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    2. E' sempre più palese, caro Russo, il suo pensiero e la sua volontà di rivalersi su chi, a suo dire, l'ha defenestrata non permettendole di essere il candidato della coalizione di centrosinistra nel 2009.
      Mi spiace, però per Lei, poichè la politica non si fa nè con il rancore (personale), nè tantomeno con i toni professorili. Quegli stessi modi che aveva Delbono. Sostenuto non tanto dal "partitone" bensì da Prodi e dai suoi amici, veri dioscuri della politica bolognese, bottegaia, papalina e conservatrice. Delbono, come altro sponsor, ebbe poi la CISL e buona parte del mondo cattolico, Caritas di Mengoli in primis. Insomma, più che il "partitone" quelle furono le prove generali per ricostruire la DC. Poi la storia andò come andò poichè una donna (dire signora sarebbe troppo) lo mise in buca e scoprì gli altarini del devoto Delbono. In quelle primarie il vero outsider fu il buon CEV, ritenuto (ancora oggi) uno che di politica non capisce nulla (non dimentichiamo anche l'uscita, riportata dal Corriere della Sera, del neoeletto segretario provinciale del PD, Donini). Perchè nel centrosinistra piacciono coloro che parlano forbito, che si esprimono con toni e parole pacate e sovente pompose. Il centrosinistra attuale è una coalizione elitaria, borghese, radical chic e tendenzialmente reazionaria. Un partito perfetto per chi non ha storia politica (che è, a mio avviso, un limite e non un vanto) e chi ritiene che siano i partiti d'opinione più che i partiti strutturati a rappresentare il futuro della politica in Italia. Insomma, caro Russo, se non fosse per certi soggetti del PD di Sasso Marconi, lei sarebbe veramente l'uomo ideale per guidare la coalizione di centrosinistra.

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  3. Per la cronaca: De Magistris non era candidato alle primarie. Accidenti, ma almeno sia informate di quando andate ad affermare.
    E comunque sta cosa dell'apparato è stucchevole. Mamma mia, quant'è stucchevole.
    Più vi leggo e più penso che abbiate dentro di voi tanto rancore e tanto livore.

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  4. Vero, De Magistris non era candidato alle primarie. Sono però certo Lei ricorderà come andarono le elezioni primarie a Napoli...
    Leggere i giornali in questi giorni rafforza certamente l'idea che "gli apparati di partito" abbiano contribuito a distorcere la democrazia italiana. Riflettere, ragionare liberamente su tutto questo, mi sembra prima di tutto un dovere.

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