TEX WILLER di GL. Bonelli e A.Galeppini
E pensare che negli anni ’70 all’università c’erano dibattiti
per chiedersi se era di destra o di sinistra.
No non si parlava di Guazzaloca o di Fini, ma di lui, il
grande e inimitabile Tex Willer.
Quel dibattito è terminato da un pezzo ma lui continua
imperterrito per le sue praterie, perché Tex non era di destra o di sinistra ma
semplicemente oltre. Non una storia ma un destino.
Con l’ordine quando l’ordine è lui, con la sovversione quando
il sovversivo è lui. Inarrivabile!
Confessiamo che anche noi “navajos” eravamo un po’ scettici
di fronte alla ripubblicazione degli albi di Bonelli a colori. Vedevamo con
preoccupazione l’alterazione del bianco e nero del mitico Galeppini. Eppure
sono bastati i primi albi per capire che il colore non solo non sfregiava
l’autenticità del personaggio ma ne esaltava la freschezza. E così abbiamo
puntualmente sancito nel giovedì l’appuntamento stavolta settimanale con
l’edicolante. Qualcuno sostiene di avere visto anche Feltri travestito da
bufalo in edicola a comprare Repubblica e l’allegato, salvo cestinare
immediatamente il quotidiano.
Dire di Tex o peggio, recensirlo è impresa più che
impossibile, improbabile.
Ormai la consuetudine con quei personaggi è talmente
consolidata che pare di trovarseli di fianco nei volti, nelle espressioni
colorite, nelle trame quotidiane.
Difficile scegliere l’avventura più eclatante. Come
selezionare fra la “montagna sacra” e “sangue navajo”; fra la sconfitta
nientepopodimeno degli United States of America nella figura del colonnello
Elbert e l’eterno Mefisto?
Come scegliere fra le
sceneggiature dei Bonelli, padre e figlio, Nizzi o Boselli o Ticci e le tavole
di Galeppini, Ortiz, Marcello, Fusco.
Tex è uno dei pochi personaggi del fumetto divenuto mito che
attraversa le generazioni senza mai invecchiare.
Fedele a se stesso ma anche capace di mutare. Integerrimo
ranger e capo indiano (aquila della notte), che però sa sorridere del e con il
vecchio reprobo pard Kit Carson (capelli d’argento) eternamente sensibile al
fascino femminile nonostante l’età. Affiancato dal figlio Kit (piccolo falco) e
dall’amico indiano tanto silenzioso quanto efficace Tiger Jak sono sempre
impegnati a combattere i malfattori.
Senza contare gli amici lontani ma fedeli, da Jim Brandon il
canadese giubba rossa, al messicano Montales, dal francese Gros Jean al forzuto
irlandese Pat Mc Ryan per non parlare del grande scienziato El Morisco.
Una compagnia di giro sempre pronta a mettersi nei guai per
difendere i deboli contro i soprusi dei più forti. Eroi puri, senza macchia e
senza paura, dove la sapienza degli autori, attraverso tavole intense riescono
a mostrare nella ruvida frontiera western i sentimenti più profondi.
Tex non piange mai, ma ci sono momenti (si pensi al
giuramento sulla tomba della moglie Lilith o alla sua profanazione) dove al
lettore è lasciata la suggestione di una commozione profonda.
E che dire dei nemici che vanno e vengono, da quel Proteus
capace di mille volti alla saga di Mefisto padre e figlio (Yama). Pochi
ricorderanno di averlo incontrato nei primissimi albi come Steven Dickart con
la sorella. Eppure lui è lì ancora intento ai suoi malefici e alle sue vendette.
Sconfitto, ucciso, riappare, si reincarna e attraverso quegli occhi rabbiosi
che dicono più di tante parole è sempre in agguato.
E noi mai sazi lo attendiamo ancora, certi che nonostante
tutto il grande Tex ne uscirà vincitore. E noi con lui. Perché in fondo noi sappiamo
che quel vecchio tizzone sarebbe in
grado di scendere all’inferno per tirare la coda di messer satanasso e
ritornare senza una scottatura. E che, prima o poi (anche se a volte capita nella realtà che quel poi si
allunghi di molto), i buoni vincono
sempre.
pennino di falco
Da fan di vecchia data (e di seconda generazione!) del Ranger più famoso d'Italia, è tanto che volevo scrivere qualcosa di questo genere...
RispondiEliminaAnche io ci credo fermamente: forse bisognerà scendere all'inferno a tirare la coda a Satanasso, forse bisognerà fare tante notti svegli (con tanto caffè nero, lontani dalle bistecche alte un dito e coperte da montagne di patatine), forse bisognerà entrare eroicamente nelle gole in cui gli uomini senza onore tendono trappole ...ma alla fine i buoni vinceranno!