giovedì 19 gennaio 2012


  TEX WILLER di GL. Bonelli e A.Galeppini                                          

E pensare che negli anni ’70 all’università c’erano dibattiti per chiedersi se era di destra o di sinistra.
No non si parlava di Guazzaloca o di Fini, ma di lui, il grande e inimitabile Tex Willer.
Quel dibattito è terminato da un pezzo ma lui continua imperterrito per le sue praterie, perché Tex non era di destra o di sinistra ma semplicemente oltre. Non una storia ma un destino.
Con l’ordine quando l’ordine è lui, con la sovversione quando il sovversivo è lui. Inarrivabile!
Confessiamo che anche noi “navajos” eravamo un po’ scettici di fronte alla ripubblicazione degli albi di Bonelli a colori. Vedevamo con preoccupazione l’alterazione del bianco e nero del mitico Galeppini. Eppure sono bastati i primi albi per capire che il colore non solo non sfregiava l’autenticità del personaggio ma ne esaltava la freschezza. E così abbiamo puntualmente sancito nel giovedì l’appuntamento stavolta settimanale con l’edicolante. Qualcuno sostiene di avere visto anche Feltri travestito da bufalo in edicola a comprare Repubblica e l’allegato, salvo cestinare immediatamente il quotidiano.
Dire di Tex o peggio, recensirlo è impresa più che impossibile, improbabile.
Ormai la consuetudine con quei personaggi è talmente consolidata che pare di trovarseli di fianco nei volti, nelle espressioni colorite, nelle trame quotidiane.
Difficile scegliere l’avventura più eclatante. Come selezionare fra la “montagna sacra” e “sangue navajo”; fra la sconfitta nientepopodimeno degli United States of America nella figura del colonnello Elbert e l’eterno Mefisto?
 Come scegliere fra le sceneggiature dei Bonelli, padre e figlio, Nizzi o Boselli o Ticci e le tavole di Galeppini, Ortiz, Marcello, Fusco.
Tex è uno dei pochi personaggi del fumetto divenuto mito che attraversa le generazioni senza mai invecchiare.
Fedele a se stesso ma anche capace di mutare. Integerrimo ranger e capo indiano (aquila della notte), che però sa sorridere del e con il vecchio reprobo pard Kit Carson (capelli d’argento) eternamente sensibile al fascino femminile nonostante l’età. Affiancato dal figlio Kit (piccolo falco) e dall’amico indiano tanto silenzioso quanto efficace Tiger Jak sono sempre impegnati a combattere i malfattori.
Senza contare gli amici lontani ma fedeli, da Jim Brandon il canadese giubba rossa, al messicano Montales, dal francese Gros Jean al forzuto irlandese Pat Mc Ryan per non parlare del grande scienziato El Morisco.
Una compagnia di giro sempre pronta a mettersi nei guai per difendere i deboli contro i soprusi dei più forti. Eroi puri, senza macchia e senza paura, dove la sapienza degli autori, attraverso tavole intense riescono a mostrare nella ruvida frontiera western i sentimenti più profondi.
Tex non piange mai, ma ci sono momenti (si pensi al giuramento sulla tomba della moglie Lilith o alla sua profanazione) dove al lettore è lasciata la suggestione di una commozione profonda.
E che dire dei nemici che vanno e vengono, da quel Proteus capace di mille volti alla saga di Mefisto padre e figlio (Yama). Pochi ricorderanno di averlo incontrato nei primissimi albi come Steven Dickart con la sorella. Eppure lui è lì ancora intento ai suoi malefici e alle sue vendette. Sconfitto, ucciso, riappare, si reincarna e attraverso quegli occhi rabbiosi che dicono più di tante parole è sempre in agguato.
E noi mai sazi lo attendiamo ancora, certi che nonostante tutto il grande Tex ne uscirà vincitore. E noi con lui. Perché in fondo noi sappiamo che quel vecchio tizzone  sarebbe in grado di scendere all’inferno per tirare la coda di messer satanasso e ritornare senza una scottatura. E  che,  prima o poi (anche se  a volte capita nella realtà che quel poi si allunghi di molto),  i buoni vincono sempre.
pennino di falco



1 commento:

  1. Da fan di vecchia data (e di seconda generazione!) del Ranger più famoso d'Italia, è tanto che volevo scrivere qualcosa di questo genere...
    Anche io ci credo fermamente: forse bisognerà scendere all'inferno a tirare la coda a Satanasso, forse bisognerà fare tante notti svegli (con tanto caffè nero, lontani dalle bistecche alte un dito e coperte da montagne di patatine), forse bisognerà entrare eroicamente nelle gole in cui gli uomini senza onore tendono trappole ...ma alla fine i buoni vinceranno!

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