“IL PANE DI IERI”
di Enzo Bianchi Ed. Einaudi
E’ difficile ricordare e raccontare il proprio passato eppure
Enzo Bianchi, il monaco fondatore della comunità di Bose, ci riesce.
E ci riesce evitando di trasformare il ricordo in nostalgia,
che idealizza ciò che in realtà non è mai stato idilliaco, come il mondo
contadino, così affascinante, così primitivo ma anche così duro.
L’autore ci riesce
partendo da quella consapevole saggezza a lui tramandata di generazione in
generazione che “il pane di ieri è buono domani” (el pan ed sèira l’è bon
adman).
Nel libro si percepisce la convinzione che in fondo il
nutrimento solido che ci viene dal passato è buono anche per il futuro e che i
principi sostanziali che hanno alimentato l’esistenza di chi ci ha preceduto
sono in grado di sostenere anche noi oggi.
Per questo il monaco di Monferrato alle soglie della
vecchiaia ha ritenuto opportuno rivisitare il suo passato cogliendo in esso
delle chiavi di lettura per il presente ed il futuro.
Un libro più raccontato che scritto, filtrato da rapporti
concreti, di relazioni, di amicizie.
Un tentativo di ritrovare le voci antiche che scandivano lo
scorrere del tempo, dal canto del gallo al rintocco delle campane, suoni
quotidiani destinati a tutti. Voci, suoni ma anche odori.
Odori di terra e odori di cibo in cui la tavola è centrale in
quell’incanto costante fra natura e cultura, dove anche la “bagna cauda”
diviene un rito di scambio e un arricchimento di conoscenza ecumenico perché
nulla è in sé e per sé ma tutto deriva e continua in altro. In altro sapore, in
altro umore, in altra terra.
Un libro con tante storie, tanti personaggi e sconfinato
amore per la terra; una terra madre, generosa di fedi, di comunità, di
ospitalità.
Un libro prezioso, che a partire dalle antiche tradizioni
contadine insinua un pensiero lungo sulle cose della vita e della morte.
Un libro che in un tempo in cui il pensiero è sempre meno
presente, è già in sé una sfida.
pennino di falco
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