venerdì 23 marzo 2012

La riforma del mercato del lavoro è una sfida 
per tutti.

di Gianluca Benamati *
venerdì 23 marzo 2012


La proposta così come sembra scaturita dal confronto fra il Governo e le parti sociali (primi fra tutti i sindacati) e che dovremo vedere nei dettagli nel testo che dovrà essere licenziato dal Consiglio dei Ministri, costituisce un passo importante ed utile per la riforma del mercato del lavoro nel nostro Paese.

Una proposta che tende ad innovare in maniera positiva il tema della flessibilità in ingresso con una seria lotta alle forme nocive di precarietà e rivoluziona in senso positivo il tema della tutela dei lavoratori, in caso di perdita del lavoro, con il passaggio a forme di sostegno del lavoratore di carattere universale e più eque.

Per quanto attiene alla flessibilità in uscita si ha per la prima volta, dopo tanti anni, l'introduzione nel nostro ordinamento della possibilità dei licenziamenti singoli per ragioni economiche.

A fronte di una proposta che ha molti caratteri sostanzialmente positivi esistono, ed è bene dirlo, ancora dei punti che debbono essere meglio definiti ed in alcuni casi del tutto chiariti.

Il confine, ad esempio, spesso tenue fra le tre forme di licenziamento (discriminatorio, disciplinare ed economico) può generare molti contenziosi. Così come il caso di licenziamento di carattere economico deve essere meglio normato e serve una valutazione terza ed imparziale, ancora prima di ricorrere al giudice, dell' esistenza dei presupposti per questa azione al fine di evitare molti abusi. In questo caso il giudice deve rimanere, come nel caso tedesco, l'ultima istanza.

Occorre, poi,definire in modo chiaro quale siano le politiche attive per il lavoro e le modalità di gestione più efficaci da applicare a supporto di un ammortizzatore universale come assicurazione per l'impiego, l' ASPI, considerando anche interventi come la riforma dell'attuale assetto dei servizi per l'impiego e investendo sulle attività di formazione.

Serve, inoltre, definire in maniera chiara ed univoca le condizioni di lavoro che permettano l'identificazione e l'emersione del lavoro precario, utilizzato in realtà come lavoro subordinato, e delle false partite Iva. Azione da condurre a fianco del positivo aumento del costo del lavoro flessibile anche con l' incremento delle quote contributive.

Un buon punto di partenza, dunque, su cui il Parlamento però deve avere l'opportunità di ampio e approfondito dibattito e di un intervento serio ed incisivo.

Non quindi un iter parlamentare scandito da un decreto legge, per il quale del resto mancherebbero i requisiti di necessità ed urgenza propri di questa norma, ma un disegno di legge che, seppur con tempi certi, affronti in maniera più approfondita tutta la materia.

Su questo non posso che augurarmi che tutte le forze politiche, sia quelle che sostengono il governo quanto quelle di opposizione, sappiano abbandonare ogni pregiudizio ideologico lavorando nell'interesse dei lavoratori, della crescita e dello sviluppo del Paese.

In questo sono sicuro che il Pd saprà svolgere il proprio compito con la dovuta attenzione alle parti sociali ma in completa autonomia da grande partito riformista, attento al mondo del lavoro e dell'impresa, quale deve essere.
*On. Gianluca Benamati – Deputato del Partito Democratico – Membro della VII Commissione (Ambiente, Territorio, e Lavori Pubblici)

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