PROTEZIONE CIVILE, ODG BENAMATI: INDIVIDUARE
RISORSE E SALVAGUARDARE LASSETTO
DAL GIORNALE PROTEZIONE
CIVILE ON LINE. E' stato presentato martedì 13 marzo un OdG, primo firmatario
On. Gianluca Benamati, in cui si chiede al Governo di impegnarsi a
salvaguardare l'assetto della Protezione Civile e di garantirne l'efficienza
individuando le risorse necessarie
Sono trascorse meno di sue settimane dall'incontro di Galeata in cui è stato ampiamente dibattuto il tema "La Protezione Civile di domani: istituzioni, volontariato e cittadini per comunità sicure", e le azioni preannunciate dall'On. Gianluca Benamati nel suo intervento conclusivo non si sono fatte attendere.
Benamati, componente della
commissione Ambiente, Lavori Pubblici e Territorio della Camera dei Deputati,
in quell'occasione aveva confermato la volontà del suo gruppo politico (PD)
nell'impegnare il governo sulla problematica dei fondi destinati alla
Protezione Civile e alla difesa del territorio. E martedì 13 marzo è stato presentato
un ODG, accettato dal Governo, che vede Benamati come primo firmatario e di
cui, qui a seguire, riportiamo la parte finale che riguarda le richieste al
Governo (il testo integrale dell'OdG è riportato in calce): "La Camera,
premesso che
impegna il Governo a valutare gli opportuni interventi
normativi che garantiscano una sempre maggiore efficienza operativa del
sistema della Protezione Civile individuando a tale fine le risorse
necessarie e riorganizzando il sistema di controllo e verifica delle spese,
in maniera tale da salvaguardare la capacità di intervento, ed evitando nel
contempo l'attribuzione di compiti non strettamente collegati alla gestione
delle a salvaguardare l'assetto dellemergenze e delle calamità naturali; a salvaguardare lassetto della Protezione Civile, basato sui principi di «sussidiarietà» e
«integrazione», come delineato dallincisiva opera di riforma contenuta nella legge n. 225 del 1992.
Abbiamo posto all'On. Benamati qualche domanda in
merito.
On. Benamati, quali risultati Lei si attende da questa iniziativa?
"Ho trovato una buona
disponibilità all'ascolto da parte del Governo e questo è un viatico ad
affrontare, con rigore e tempi veloci, il processo di riforma del settore che
non lo snaturi, ma che gli restituisca la brillantezza e l'efficienza che
tutta Europa e il mondo riconosce alla Protezione Civile italiana. Io
continuerò a lavorare per trovare soluzioni concertate e efficaci".
Quando Lei parla di "attribuzione alla Protezione Civile di compiti
non strettamente collegati alla gestione delle emergenze e delle calamità
naturali", si riferisce ai grandi eventi?
"Certo, occorre ripulire il
sistema dalle incrostazioni ad esso estranee per riscoprire e ripotenziare la
sua cristallina capacità di operare durante le emergenze ma anche di
prevenire. E' anche importante diffondere una corretta cultura della
sicurezza e dell'auto-protezione". "L'emendamento Zanda ha messo la
parola fine alla gestione dei 'grandi eventi' affidata alla Protezione
Civile, ma rimane aperto il problema della cosiddetta "tassa sulle
disgrazie", tributo che ha visto il parere sfavorevole anche della Corte
Costituzionale...." "Il Senatore Zanda ha fatto un lavoro egregio e
sono convinto che tra Camera e Senato ci siano le condizioni per condurre,
dal punto di vista parlamentare, un robusto confronto sulla riforma del
sistema di Protezione Civile. Sulla "tassa", semplicemente, non ci
deve più essere. Il sistema nazionale deve poter trovare soluzioni più
corrette e sostenibili per affrontare le emergenze e gli interventi
post-emergenza". Qual'è l'impegno
che si chiede al Governo in tema di salvaguardia dell'assetto della
Protezione Civile? C'è un riferimento alle ipotesi del passaggio della
Protezione Civile al Viminale, rispetto alla quale Lei aveva già espresso
preoccupazione?
"Personalmente ritengo che il
Dipartimento, come snodo strategico dell'intero Servizio Nazionale, sia
correttamente incardinato nella Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questo
è il risultato di un lungo percorso storico e di scelte molto meditate,
occorrono molta attenzione e nessuna improvvisazione quando si tratta di
questo argomento".
On. Benamati, Lei fa specifico riferimento ai principi di «sussidiarietà»
e «integrazione». In che modo teme che si rischi di venir meno a questi due
principi?
"Il "Servizio
nazionale" di Protezione Civile come disegnato dalla 225/92 è un sistema
molto moderno per il quale ogni Amministrazione è chiamata a contribuire
coinvolgendo anche la grandissima risorsa che è il Volontariato. Sussidiarietà
verticale - tra amministrazioni - e orizzontale - tra pubblico e privato -
sono le condizioni per responsabilizzare tutte le componenti. Occorre
proseguire in questa direzione per non avere una parte del nostro Paese con
realtà "passive" in attesa statica, ma coinvolgere tutte le energie
in uno sforzo che operi per ridurre i rischi e i comportamenti potenzialmente
dannosi. Sul principio di "integrazione" occorre proseguire in un
ottica di lavoro "per processo" e non "per competenza
amministrativa". Questo approccio, unitamente a procedure condivise e
standardizzate e all'abitudine al lavoro insieme, che si ottiene con molte
esercitazioni, è la base di un sistema di Protezione Civile realmente
integrato e coeso".
Sul significato e le aspettative
di questa iniziativa abbiamo chiesto un parere anche a Marco Iachetta, vice-delegato ANCI alla Protezione Civile, nonché
promotore e relatore alla tavola rotonda di Galeata.
Dott . Iachetta, l'ANCI è d'accordo con l'impegno che Benamati chiede al Governo?
"ANCI ha chiesto da molto
tempo sia la convocazione di una Conferenza Unificata dedicata esclusivamente
al tema "Protezione Civile" sia l'attivazione del "Comitato
Paritetico" che è l'organismo di concertazione ed indirizzo istituzionale
sul settore. ANCI apprezza l'iniziativa di Benamati perché contribuisce a
rafforzare la richiesta al Governo di "ripulire il campo" dalle
cose che con Protezione Civile non c'entrano e di concentrarsi sulla
revisione e l'efficientamento del Servizio nazionale di P.C. Tradotto: basta
grandi eventi, no ai rallentamenti burocratici durante le reali emergenze,
controllo capillare della spesa durante e dopo gli interventi, no alla
"tassa sulla disgrazia" (come fortunatamente ha decretato la Corte
Costituzionale), aumento della concertazione tra Governo, Regioni, Comuni e
Province su procedure, finanziamenti, obiettivi strategici".
Quali prospettive intravvedete come ANCI in materia di risorse da
destinare alla Protezione Civile, a cui anche Benamati fa riferimento?
"Occorre assolutamente
rifinanziare il Fondo Nazionale di Protezione Civile concesso alle Regioni
per i sistemi regionali ormai azzerato dal 2009! In questo senso occorre poi
coinvolgere anche ANCI al tavolo del negoziato su questo Fondo e anche sugli
altri strumenti di finanziamento al sistema in quanto ANCI rappresenta 8.092
Autorità di Protezione Civile che sono i Sindaci italiani. Occorre anche
avviare un grande progetto di messa in sicurezza del nostro territorio e
delle nostre città ampliando i finanziamenti sul programma di mitigazione del
rischio idrogeologico (che il Ministero dell'Ambiente ha correttamente
concertato con le Regioni) e sul programma di mitigazione del rischio sismico
che, dopo il terribile terremoto dell'Aquila, finanzia circa un miliardo di euro
in 7 anni a favore di edifici pubblici strategici ma anche di edifici privati
che possono incidere sull'efficienza dei piani di emergenza. Infine, sul
modello delle Nazioni Unite, sarebbe opportuno lanciare un vasto programma di
sensibilizzazione e supporto per la trasformazione delle nostre comunità
locali in "comunità resilienti" coinvolgendo le Istituzioni, le
Strutture Operative, il Volontariato, le Scuole e i singoli Cittadini.
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mercoledì 28 marzo 2012
martedì 27 marzo 2012
Interessante iniziativa
della Giunta Regionale dell'Emilia Romagna sul calendario dell'Anno
Scolastico
La Giunta regionale
ha fissato il calendario scolastico dei prossimi anni, introducendo
per la prima volta delle date fisse di inizio e termine delle
lezioni, con slittamenti nel caso di coincidenze con sabati o giorni
festivi, ma garantendo sempre i 205 giorni totali sui banchi.
L'inizio delle lezioni è fissato per il 15 di settembre; il termine
per il 6 giugno.
Per l'anno scolastico 2012-2013 si tornerà a scuola lunedì 17 settembre 2012 e si terminerà sabato 8 giugno 2013. Le sospensioni delle lezioni sono fissate in dieci giorni di festa: 1° novembre, 8 dicembre, Natale, Santo Stefano, Capodanno, Epifania, 25 aprile, Lunedì dell’Angelo, 1° maggio, 2 giugno, (festa del patrono).
Le vacanze di Natale andranno dal 24 al 31 dicembre e dal 2 al 5 gennaio, mentre quelle pasquali dai tre giorni precedenti la domenica di Pasqua al martedì successivo al Lunedì dell’Angelo.
Per l'anno scolastico 2012-2013 si tornerà a scuola lunedì 17 settembre 2012 e si terminerà sabato 8 giugno 2013. Le sospensioni delle lezioni sono fissate in dieci giorni di festa: 1° novembre, 8 dicembre, Natale, Santo Stefano, Capodanno, Epifania, 25 aprile, Lunedì dell’Angelo, 1° maggio, 2 giugno, (festa del patrono).
Le vacanze di Natale andranno dal 24 al 31 dicembre e dal 2 al 5 gennaio, mentre quelle pasquali dai tre giorni precedenti la domenica di Pasqua al martedì successivo al Lunedì dell’Angelo.
Si
inizia lunedì 17 settembre 2012 e si termina sabato 8 giugno 2013
venerdì 23 marzo 2012
La riforma del mercato del lavoro è una sfida
per tutti.
di Gianluca Benamati *
venerdì 23 marzo 2012
La proposta così come sembra scaturita dal confronto fra il Governo e le parti sociali (primi fra tutti i sindacati) e che dovremo vedere nei dettagli nel testo che dovrà essere licenziato dal Consiglio dei Ministri, costituisce un passo importante ed utile per la riforma del mercato del lavoro nel nostro Paese.
Una proposta che tende ad innovare in maniera positiva il tema della flessibilità in ingresso con una seria lotta alle forme nocive di precarietà e rivoluziona in senso positivo il tema della tutela dei lavoratori, in caso di perdita del lavoro, con il passaggio a forme di sostegno del lavoratore di carattere universale e più eque.
Per quanto attiene alla flessibilità in uscita si ha per la prima volta, dopo tanti anni, l'introduzione nel nostro ordinamento della possibilità dei licenziamenti singoli per ragioni economiche.
A fronte di una proposta che ha molti caratteri sostanzialmente positivi esistono, ed è bene dirlo, ancora dei punti che debbono essere meglio definiti ed in alcuni casi del tutto chiariti.
Il confine, ad esempio, spesso tenue fra le tre forme di licenziamento (discriminatorio, disciplinare ed economico) può generare molti contenziosi. Così come il caso di licenziamento di carattere economico deve essere meglio normato e serve una valutazione terza ed imparziale, ancora prima di ricorrere al giudice, dell' esistenza dei presupposti per questa azione al fine di evitare molti abusi. In questo caso il giudice deve rimanere, come nel caso tedesco, l'ultima istanza.
Occorre, poi,definire in modo chiaro quale siano le politiche attive per il lavoro e le modalità di gestione più efficaci da applicare a supporto di un ammortizzatore universale come assicurazione per l'impiego, l' ASPI, considerando anche interventi come la riforma dell'attuale assetto dei servizi per l'impiego e investendo sulle attività di formazione.
Serve, inoltre, definire in maniera chiara ed univoca le condizioni di lavoro che permettano l'identificazione e l'emersione del lavoro precario, utilizzato in realtà come lavoro subordinato, e delle false partite Iva. Azione da condurre a fianco del positivo aumento del costo del lavoro flessibile anche con l' incremento delle quote contributive.
Un buon punto di partenza, dunque, su cui il Parlamento però deve avere l'opportunità di ampio e approfondito dibattito e di un intervento serio ed incisivo.
Non quindi un iter parlamentare scandito da un decreto legge, per il quale del resto mancherebbero i requisiti di necessità ed urgenza propri di questa norma, ma un disegno di legge che, seppur con tempi certi, affronti in maniera più approfondita tutta la materia.
Su questo non posso che augurarmi che tutte le forze politiche, sia quelle che sostengono il governo quanto quelle di opposizione, sappiano abbandonare ogni pregiudizio ideologico lavorando nell'interesse dei lavoratori, della crescita e dello sviluppo del Paese.
In questo sono sicuro che il Pd saprà svolgere il proprio compito con la dovuta attenzione alle parti sociali ma in completa autonomia da grande partito riformista, attento al mondo del lavoro e dell'impresa, quale deve essere.
*On. Gianluca Benamati – Deputato del Partito Democratico – Membro della VII Commissione (Ambiente, Territorio, e Lavori Pubblici)
giovedì 22 marzo 2012
mercoledì 21 marzo 2012
La concertazione è finita?
Dice il Primo Ministro Mario Monti: “Non ci sarà un accordo firmato tra governo e parti sociali”. Al posto di un accordo un semplice verbale in cui registrare le diverse posizioni al fine di affinare, rifinire la riforma.
Se questa non è una rivoluzione…, certamente si tratta di un rivolgimento profondo nel modo di guidare il nostro paese.
Arrivare alla sottoscrizione di un accordo con le parti sociali è stato sin a oggi obiettivo di ogni Governo italiano, di destra o sinistra che fosse. Qualcuno ha accettato la stipula di un accordo senza la firma di qualche sigla sindacale, ma nessuno, prima di Monti, ha pensato che si potesse procedere senza un accordo sottoscritto.
La concertazione ha accompagnato almeno gli ultimi 4, 5 lustri della nostra storia repubblicana. Dai tempi di Bruno Trentin, e D’antoni è sembrato che la concertazione fosse non una metodologia delle relazioni sindacali, ma un vero progetto politico. Organizzazioni sindacali e partiti hanno intrecciato spesso le loro strade sovrapponendole. Molte carriere politiche e sindacali si sono interscambiate. Significativa è stata, da questo punto di vista, l’ultima coalizione di Centro Sinistra che elesse due ex sindacalisti, Fausto Bertinotti e Franco Marini, rispettivamente Presidente della Camera e Presidente del Senato. Quello fu il tempo nel quale nessuno si sarebbe neppure azzardato a mettere in discussione la concertazione.
Quanti ex sindacalisti sono passati dal Parlamento e quanti ex sindacalisti riempiono la dirigenza di Ministeri, Regioni, Enti Locali...? Per molto tempo amministrare ha significato condividere il governo con le parti sociali. Non solo il Governo non poteva prescindere da un accordo con le parti sociali, ma anche le Regioni e gli Enti Locali dovevano sottoporsi a quella singolare liturgia della stipula dell’accordo con le parti sociali.
La cosa singolare era che in quegli accordi non si trattava soltanto di materie strettamente contrattuali, ma si sottoponeva al vaglio delle OO.SS. tutto. Sindaci, Presidenti di Regioni hanno dovuto, sino a oggi, ottenere l’accordo con i sindacati spesso su materie d’indirizzo e non soltanto per quanto attiene la gestione del personale.
Monti, con l’aplomb che gli è proprio, ha squarciato anche questo velo: l’accordo con le parti sociali non solo non è necessario, ma non è neppure ricercato. La scelta di avere come unico interlocutore il Parlamento segna certamente un cambiamento epocale. Al momento non sappiamo dire se questa strada sarà mantenuta e se, soprattutto, avrà successo. Non sappiamo neppure se sarà un bene per l’Italia e gli italiani. Certo che chiudere gli estenuanti e spesso inconcludenti tavoli delle trattative con le parti sociali sembra essere un colpo destinato a cambiare profondamente il modo di governare.
l.r.
sabato 17 marzo 2012
Torino, 17 marzo 1861: la proclamazione del Regno d’Italia
“Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi
abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio
Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo
che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta
degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla come legge
dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861”
Auguri
Italia!
IRVIN STONE
– Il tormento e l’estasi
Il romanzo
di Michelangelo
Non sempre le biografie sanno rendere vivi i personaggi che
raccontano, raramente ce li fanno sentire “compagni di viaggio”. Irving Stone,
nel suo “Il tormento e l’estasi” è riuscito a raccontare il genio di
Michelangelo Buonarroti come la storia di un essere umano a cui il destino chiese
di immaginare e dipingere “Il Giudizio universale”.
Pubblicato per la prima volta nel 1961, ristampato più volte
in Italia dalla Casa Editrice Corbaccio, è un volume ampio e affascinante sulla
vita di Michelangelo Buonarroti.
Una storia romanzata, come si diceva un tempo, della vita e
del percorso creativo di uno dei più grandi artisti di ogni tempo.
Stone ripercorre l’intera vita di Michelangelo da quando tredicenne
iniziò a frequentare la bottega del Ghirlandaio, alla sua morte a Roma mentre
la Basilica di San Pietro “spingeva sempre più in alto le sue gigantesche
colonne, i suoi archi e le sue facciate”. Una storia, come lui stesso scrive,
“che si fonda su una documentazione raccolta in parecchi anni di soggiorno e di
ricerche a Firenze, Roma, Carrara e Bologna”.
Una vita intera, quella di Buonarroti, dedicata, immersa nel
desiderio di scolpire, di estrarre dal marmo l’anima della pietra, l’anima
della natura. Una vita incuneata nel cuore vivo del Rinascimento italiano,
vissuta al servizio di Lorenzo il Magnifico e d’innumerevoli signori e di tanti
papi.
Vi si racconta del rapporto filiale avuto con Lorenzo il
Magnifico, forse il più grande mecenate di quel tempo, che aveva fatto di
Palazzo Vecchio e Firenze una grande accademia, con le migliori menti di
artisti, scrittori, poeti, ingegni. Tra quelle insigni figure viene
“formato”Michelangelo e trova la sua via artistica.
Il Rinascimento italiano, al tempo di Michelangelo, è stato
una stagione unica, senza pari per l’arte. Mai tanti artisti e di così eccelsa
levatura si sono concentrati in uno spazio così breve, uno spazio che univa tre
grandi città: Bologna, Firenze e Roma.
Tutto il mondo conosce l’Italia per quegli anni, per quegli
artisti, per quelle opere.
In quel tempo l’arte ha fatto grande l’Italia e l’ha posta
nel cuore delle genti di tutto il mondo. Non c’è luogo del nostro emisfero,
dove non sia giunta voce del Rinascimento italiano, dove non ve ne sia traccia
o testimonianza.
Irving Stone, con la maestria del grande romanziere, ci
racconta, attraverso la vita di Michelangelo, il tormento di una nazione e di
un popolo unici al mondo, che devono ritrovare la “man che ubbidisce
all’intelletto”:
“Non ha l’ottimo artista alcun
concetto,
ch’un marmo solo in sé non
circoscriva
col suo soverchio; e solo a quello
arriva
la mano che ubbidisce
all’intelletto.”
Michelangelo
Buonarroti
l.r.
domenica 11 marzo 2012
Qualcosa di
nuovo sul fronte sindacale e politico.
Un primo fatto:
Nei giorni scorsi, in tutta Italia, si è votato per il rinnovo
delle R.S.U. (Rappresentanze Sindacali Unitarie) nel pubblico impiego. Tutti
annunciano vittoria, anche se i dati definitivi non sono ancora stati comunicati.
Un elemento però sembra già chiaro: CGIL, CISL e UIL non soltanto “tengono”, ma
anzi sembrano ampliare il loro consenso tra i lavoratori. Così dal confronto
con i principali sindacati confederali si dovrà ripartire anche per la riforma
del pubblico impiego.
Un secondo fatto:
In questi giorni assistiamo a un dato nuovo: la CGIL, pur
mantenendo sostanzialmente la linea sin qui seguita, sembra però prendere le distanze
dal suo sindacato dei metalmeccanici Fiom. Lo sciopero indetto dalla Fiom CGIL
di ieri sembra aver segnato la distanza anche all’interno della CGIL tra chi
vuole un abbraccio con il mondo dell’antagonismo e chi come il Segretario
bolognese della CGIL Danilo Gruppi dice: “Viviamo
una fase di aggressione ai diritti dei lavoratori e di riduzione della qualità
della vita e la TAV è l’ultimo dei miei pensieri”. Che poi aggiunge: “Il gruppo dirigente della Fiom rischia
seriamente di essere preda di una cultura minoritaria, di un arroccamento
identitario che non porta da nessuna parte”. Forte anche la dichiarazione di
ieri della Segretaria Camusso sulla TAV: “Nessuna
forma d’iniziativa legittima può prevaricare la vita degli altri”. E
ancora: “Penso che la CGIL debba avere un
giudizio netto: il paese ha un disperato bisogno di investimenti”.
Un terzo fatto:
Il Partito Democratico, con tutto il suo gruppo dirigente, ha
deciso di non aderire alla manifestazione della Fiom. Questa volta esprimendo
una chiara scelta politica, comprensibile a tutti: non si può sostenere il
Governo e andare contemporaneamente in piazza per farlo cadere.
l.r.
venerdì 9 marzo 2012
Pubblichiamo due interventi, il primo del fondatore del Partito Democratico, Arturo Parisi, il secondo di Beppe Fioroni, Responsabile Welfare del Pd, sulle elezioni primarie di Palermo
Articolo Arturo Parisi
Il Pd Le Primarie - Fioroni
Articolo Arturo Parisi
Il Pd Le Primarie - Fioroni
mercoledì 7 marzo 2012
martedì 6 marzo 2012
Niente sarà come prima di Monti...
Questa frase la sentiamo pronunciare sempre più spesso da esponenti politici di primo piano, anche di opposti schieramenti. La pronunciano sempre più speso uomini del PD, esponenti del Terzo Polo, dirigenti del PdL. Il dubbio che si intendano cose diverse è certamente possibile, ma proviamo comunque a fare delle ipotesi, ad azzardare possibili significati.
Il Segretario del PdL Alfano sembra determinato a sostenere che l'alleanza con la Lega, nelle prossime elezioni amministrative, “vedrà passare i titoli di coda”. Perché, appunto, sostenere o non sostenere Monti diventa il discrimine anche per le prossime alleanze politiche. Il cosiddetto Terzo Polo sembra riconoscersi pienamente nel Governo Monti.
Il discorso si fa complesso per quanto riguarda il Centro Sinistra. Il PD ha salutato con grande entusiasmo la caduta del Governo Berlusconi e con altrettanto entusiasmo ha sostenuto i primi mesi di Monti. Poi si sono aperti alcuni distinguo, alcune piccole prese di distanza. Sembra, la parte maggioritaria del PD, voler continuare l'improbabile alleanza con IdV e Sel, quell'alleanza che è stata “immortalata” nella famosa foto di Vasto: Bersani, Vendola, Di Pietro. Ma com'è possibile sostenere il Governo Monti e stringere al contempo alleanze con chi ne è massimo oppositore parlamentare? Può chi ha accettato, “per il bene dell'Italia”, di imporre pesanti sacrifici agli italiani, ritrovarsi alleato con chi lavora ogni giorno perché il Governo Monti cada?
Sostenere o non sostenere Monti è davvero un vallo che separa e allontana sempre più le forze politiche e le rende inconciliabili tra loro per un futuro prossimo.
l.r.
lunedì 5 marzo 2012
Pasticcio primarie in salsa siciliana
Nei giorni scorsi, in più occasioni, abbiamo commentato gli esiti delle recenti elezioni primarie. A Palermo si è registrata ieri una nuova pagina di quello che ormai sembra essere il "dramma elezioni primarie". Mentre si stanno riconteggiando le schede, pubblichiamo i primi commenti che la stampa nazionale ha fatto.
da “La
Repubblica”
ROMA
- All'indomani
di una tornata di elezioni primarie per la scelta dei candidati
locali, il Pd si trova per l'ennesima volta a fare i conti con una
pesantissima debacle. Questa volta, dopo la recente batosta
di Genova 1,
ad agitare i corridoi di Sant'Andrea delle Fratte è l'esito
della consultazione di Palermo 2,
con Rita Borsellino sconfitta da Fabrizio Ferrandelli malgrado il
sostegno del segretario Pier Luigi Bersani e dell'ala sinistra della
coalizione composta da Sel e Idv. Un'alleanza che, secondo il
vicesegretario del Pd, Enrico Letta, rappresenta "il passato".
"I nostri elettori e militanti a Palermo ci hanno chiesto altro,
un accordo di altro genere, che guardi al centro - continua Letta -
E' cambiato tutto, dopo Monti nulla è come prima. Le alleanze e il
futuro si costruiscono sulle cose da fare".
Sul tavolo ci sono casi eclatanti. Città come Genova (dove il Pd si è diviso tra due candidati favorendo l'affermazione di Marco Dorioa e le dimissioni dei vertici regionali) o Milano (con la travolgente affermazione di Pisapia che alle primarie aveva battuto il democratico Boeri) dove i candidati sostenuti dai democratici hanno subito sonore sconfitte. Senza dimenticare Firenze (dove l'attuale sindaco Matteo Renzi vinse le primarie "a dispetto" del Pd) o le regionali in Puglia (dove Vendola travolse il candidato del Pd, Boccia).
Commenta Matteo Orfini, responsabile Cultura del Pd, ex dalemiano ora considetato vicino a Bersani: "E' indecente che si cerchi di strumentalizzare i risultati delle primarie di Palermo per vicende nazionali. Mi sembra una chiara mancanza di rispetto, sia nei confronti dell'autonomia del partito che degli elettori palermitani, i quali hanno il diritto di discutere con serenità su coloro che vogliono eleggere per la guida della loro città",
"Ha vinto Ferrandelli e tutti lo sosteniamo - aggiunge Orfini - E' infine evidente che il risultato indichi una direzione dello schema politico cittadino sul quale il centrosinistra intende costruire la vittoria elettorale del 6 maggio: l'allargamento dei confini della coalizione che ha sostenuto Rita Borsellino con la capacità di espansione di Fabrizio Ferrandelli".
Ma la minoranza interna al Pd è di tutt'altro avviso e dà invece una lettura completamente diversa. Paolo Gentiloni, della componente moderata del partito, spiega: "Le ragioni sono locali, a Palermo, Milano, Napoli, Genova. Ma il problema del Pd è nazionale. Discutiamone, senza accusare le primarie".
Se in quasi tutti i casi precedenti a uscire sconfitta era stata una linea di eccessiva moderazione, il risultato di Palermo, con la vittoria del "centrista" Ferrandelli, ribalta anche questo schema e ridà fiato a chi si oppone da sempre a uno spostamente del partito verso sinistra. "A Palermo tre quarti degli elettori del centrosinistra (in gran parte del Pd) hanno votato contro la proposta ufficiale del Pd", scrive su Facebook il veltroniano Giorgio Tonini. "Hanno votato contro - sostiene Tonini - non Rita Borsellino, che è e resta un'icona della politica buona e pulita, ma un'ipotesi politica, l'Unione di Vasto, che ogni giorno che passa perde un pezzo di credibilità e di plausibilità. Bersani ha giustamente rispedito al mittente la proposta berlusconiana di Grosse Koalition pre-elettorale, in nome della democrazia dell'alternanza, basata sulla competizione tra proposte di governo alternative. Ma qual è la proposta di governo del Pd? Forse è arrivato il momento di parlarne: per esempio convocando la direzione, che non si riunisce ormai da molti mesi".
Sul tavolo ci sono casi eclatanti. Città come Genova (dove il Pd si è diviso tra due candidati favorendo l'affermazione di Marco Dorioa e le dimissioni dei vertici regionali) o Milano (con la travolgente affermazione di Pisapia che alle primarie aveva battuto il democratico Boeri) dove i candidati sostenuti dai democratici hanno subito sonore sconfitte. Senza dimenticare Firenze (dove l'attuale sindaco Matteo Renzi vinse le primarie "a dispetto" del Pd) o le regionali in Puglia (dove Vendola travolse il candidato del Pd, Boccia).
Commenta Matteo Orfini, responsabile Cultura del Pd, ex dalemiano ora considetato vicino a Bersani: "E' indecente che si cerchi di strumentalizzare i risultati delle primarie di Palermo per vicende nazionali. Mi sembra una chiara mancanza di rispetto, sia nei confronti dell'autonomia del partito che degli elettori palermitani, i quali hanno il diritto di discutere con serenità su coloro che vogliono eleggere per la guida della loro città",
"Ha vinto Ferrandelli e tutti lo sosteniamo - aggiunge Orfini - E' infine evidente che il risultato indichi una direzione dello schema politico cittadino sul quale il centrosinistra intende costruire la vittoria elettorale del 6 maggio: l'allargamento dei confini della coalizione che ha sostenuto Rita Borsellino con la capacità di espansione di Fabrizio Ferrandelli".
Ma la minoranza interna al Pd è di tutt'altro avviso e dà invece una lettura completamente diversa. Paolo Gentiloni, della componente moderata del partito, spiega: "Le ragioni sono locali, a Palermo, Milano, Napoli, Genova. Ma il problema del Pd è nazionale. Discutiamone, senza accusare le primarie".
Se in quasi tutti i casi precedenti a uscire sconfitta era stata una linea di eccessiva moderazione, il risultato di Palermo, con la vittoria del "centrista" Ferrandelli, ribalta anche questo schema e ridà fiato a chi si oppone da sempre a uno spostamente del partito verso sinistra. "A Palermo tre quarti degli elettori del centrosinistra (in gran parte del Pd) hanno votato contro la proposta ufficiale del Pd", scrive su Facebook il veltroniano Giorgio Tonini. "Hanno votato contro - sostiene Tonini - non Rita Borsellino, che è e resta un'icona della politica buona e pulita, ma un'ipotesi politica, l'Unione di Vasto, che ogni giorno che passa perde un pezzo di credibilità e di plausibilità. Bersani ha giustamente rispedito al mittente la proposta berlusconiana di Grosse Koalition pre-elettorale, in nome della democrazia dell'alternanza, basata sulla competizione tra proposte di governo alternative. Ma qual è la proposta di governo del Pd? Forse è arrivato il momento di parlarne: per esempio convocando la direzione, che non si riunisce ormai da molti mesi".
(05
marzo 2012)
Da “La Stampa”
Sconfitta la linea del segretario che appoggiava Rita Borsellino
UGO
MAGRI
ROMA
Per
una settimana hanno tenuto banco le sventure del Pdl, partito in
caduta libera nei sondaggi e perfino nella considerazione del suo
Fondatore. Le primarie di Palermo accendono ora i riflettori sulle
disgrazie del Pd, dopo la
sconfitta della candidata «ufficiale» Rita
Borsellino.
Aspettiamoci giorni di polemiche a sinistra e di «tiro al Bersani», contro il quale certamente si sfogheranno parecchie frustrazioni interne. E a ben vedere, il principale partito riformista italiano non scoppia di salute. Il suo male oscuro è questa distanza, che si va trasformando in un baratro, tra le scelte centrali e la realtà dei territori. Una separatezza capace di fornire puntualmente le risposte sbagliate, di determinare costanti errori nella valutazione dei candidati, per cui quelli adottati dai vertici del Pd sono sempre destinati a sicura sconfitta.
In questa chiave è lecito discutere il meccanismo delle primarie e domandarsi se in fondo non stiano trasformandosi, da strumento di democrazia, in un terreno di lotte intestine. Ci si può interrogare anche sul peso crescente dell'antipolitica, che premia senza dubbio i più «arrabbiati». Ma la verità sotto gli occhi di tutti è che dalla Puglia a Milano, da Napoli a Torino, da Genova a Palermo, il gruppo dirigente del Pd mette sempre il cappello sulla soluzione perdente. Mai che ci azzecchi, una volta. A salvare Bersani, la sera del 7 maggio prossimo, quando sui tigì compariranno i risultati delle Amministrative, sarà il conto delle bandierine.
Su 28 Comuni capoluogo, il Pdl ne aveva 18 e stavolta gliene resteranno ben pochi. Cosicché il Pd potrà cantare vittoria. Ma non occorre la sfera di cristallo per prevedere che ben pochi dei sindaci eletti saranno diretta emanazione del partito, e che i voti di lista subiranno un'erosione a vantaggio delle liste civiche e dei diretti concorrenti, da Vendola a Di Pietro. Insomma, il gruppo dirigente avrà ben poco di cui rallegrarsi.
Aspettiamoci giorni di polemiche a sinistra e di «tiro al Bersani», contro il quale certamente si sfogheranno parecchie frustrazioni interne. E a ben vedere, il principale partito riformista italiano non scoppia di salute. Il suo male oscuro è questa distanza, che si va trasformando in un baratro, tra le scelte centrali e la realtà dei territori. Una separatezza capace di fornire puntualmente le risposte sbagliate, di determinare costanti errori nella valutazione dei candidati, per cui quelli adottati dai vertici del Pd sono sempre destinati a sicura sconfitta.
In questa chiave è lecito discutere il meccanismo delle primarie e domandarsi se in fondo non stiano trasformandosi, da strumento di democrazia, in un terreno di lotte intestine. Ci si può interrogare anche sul peso crescente dell'antipolitica, che premia senza dubbio i più «arrabbiati». Ma la verità sotto gli occhi di tutti è che dalla Puglia a Milano, da Napoli a Torino, da Genova a Palermo, il gruppo dirigente del Pd mette sempre il cappello sulla soluzione perdente. Mai che ci azzecchi, una volta. A salvare Bersani, la sera del 7 maggio prossimo, quando sui tigì compariranno i risultati delle Amministrative, sarà il conto delle bandierine.
Su 28 Comuni capoluogo, il Pdl ne aveva 18 e stavolta gliene resteranno ben pochi. Cosicché il Pd potrà cantare vittoria. Ma non occorre la sfera di cristallo per prevedere che ben pochi dei sindaci eletti saranno diretta emanazione del partito, e che i voti di lista subiranno un'erosione a vantaggio delle liste civiche e dei diretti concorrenti, da Vendola a Di Pietro. Insomma, il gruppo dirigente avrà ben poco di cui rallegrarsi.
Da “L'Unità”
Fabrizio
Ferrandelli, 31 anni ex Idv, canta vittoria alle primarie per il
centro sinistra a Palermo. Ma la verifica dei voti non è terminata,
ci sono state contestazioni, lo staff di Rita Borsellino ha chiesto
un nuovo conteggio e il controllo prosegue nel pomeriggio. Stando al
comitato di Ferrandelli la sorella del giudice ucciso è stata
battuta per 160 voti: 9.945 hanno scelto il 31enne, 9.785 la
Borsellino, 7.975 il 'rottamatore' Davide Faraone e 1.750 Antonella
Monastra. Mentre il candidato in pectore del Pdl per la gara a
sindaco, Cascio, esprime un pensiero che altri condividono: almeno
10mila dei 30mila che hanno votato non erano di centro
sinistra.
Fabrizio Ferrandelli: «Ho vinto».
Ferrandelli, «Candidatura voluta dai palermitani, riscatto della città»:
«Grazie a tutti quelli che hanno creduto in me. Chiamerò gli altri candidati e le forze politiche del centrosinistra per vincere la battaglia finale e per il riscatto di Palermo dopo 10 anni di degrado». Il 31enne Fabrizio Ferrandelli poco dopo le due di notte annuncia la sua vittoria alle primarie del centro sinistra per la corsa a sindaco di Palermo e festeggia. Ma la verifica dei voti è ancora aperta ed è stata aggiornata al pomeriggio nella sede del Pd.
CONTESTAZIONI AI VOTI, VERIFICA NEL POMERIGGIOCi sono state dopo le contestazioni sui primi risultati che hanno assegnato la vittoria a Fabrizio Ferrandelli, con un margine di circa 150 preferenze su Rita Borsellino. Nella notte gli scatoloni delle schede e dei verbali sono stati trasferiti dai 31 gazebo sparsi in città alla sede dei democratici in via Bentivegna, dov'era subito iniziata la verifica. Ma data l'ora molto tarda il comitato ha sospeao la conta per riprendere nel pomeriggio. I sostenitori di Rita Borsellino, la candidata del segretario Pd Bersani sostenuta da Idv, Sel, Fds e Verdi, avanzano sospetti su una cinquantina di schede. Tra le sospette anomalie segnalate e adesso da riscontrare, divergenze tra i timbri, colore delle schede utilizzate, discrepanze tra il numero dei votanti e quello delle schede scrutinate in alcuni gazebo.
Fabrizio Ferrandelli: «Ho vinto».
Ferrandelli, «Candidatura voluta dai palermitani, riscatto della città»:
«Grazie a tutti quelli che hanno creduto in me. Chiamerò gli altri candidati e le forze politiche del centrosinistra per vincere la battaglia finale e per il riscatto di Palermo dopo 10 anni di degrado». Il 31enne Fabrizio Ferrandelli poco dopo le due di notte annuncia la sua vittoria alle primarie del centro sinistra per la corsa a sindaco di Palermo e festeggia. Ma la verifica dei voti è ancora aperta ed è stata aggiornata al pomeriggio nella sede del Pd.
CONTESTAZIONI AI VOTI, VERIFICA NEL POMERIGGIOCi sono state dopo le contestazioni sui primi risultati che hanno assegnato la vittoria a Fabrizio Ferrandelli, con un margine di circa 150 preferenze su Rita Borsellino. Nella notte gli scatoloni delle schede e dei verbali sono stati trasferiti dai 31 gazebo sparsi in città alla sede dei democratici in via Bentivegna, dov'era subito iniziata la verifica. Ma data l'ora molto tarda il comitato ha sospeao la conta per riprendere nel pomeriggio. I sostenitori di Rita Borsellino, la candidata del segretario Pd Bersani sostenuta da Idv, Sel, Fds e Verdi, avanzano sospetti su una cinquantina di schede. Tra le sospette anomalie segnalate e adesso da riscontrare, divergenze tra i timbri, colore delle schede utilizzate, discrepanze tra il numero dei votanti e quello delle schede scrutinate in alcuni gazebo.
Da “Il Resto del Carlino”
Palermo, 5 marzo 2012 - "Ben vengano i conteggi delle schede che non potranno certo cambiare il risultato che è stato determinato soprattutto dalle borgate e dai quartieri popolari di Palermo". Così Fabrizio Ferrandelli, vincitore delle primarie interne al centroinistra palermitano, commenta l'eventualità di brogli alle primarie di Palermo. E parlando degli altri candidati usciti sconfitti, tra cui Rita Borsellino (appoggiata da Pd, Sel, Verdi e Idv), il vincitore ha detto: "Tutte le segreterie nazionali appoggiavano la candidatura di Rita Borsellino, questa volta ha prevalso l'orgoglio dei palermitani che non si lasciano imporre le scelte dall'alto. La rivolta civica riparte da Palermo".
SCELTA
DAL BASSO - "Ha prevalso
un'idea progettuale del cambiamento, un'idea che vuole cambiare la
sua città con una cultura di governo e che ha vinto contro le scelte
calate dall'alto" sintetizza Beppe Lumia (Pd),
uno dei big sponsor, con Antonello Cracolici, del vincitore delle
primarie. "Questa grande candidatura del centrosinistra -
continua Ferrandelli - può guardare alla città e a costruire con
Palermo un cammino elettorale vincente". Brogli? "Sulla
base delle regole che tutti ci siamo dati - afferma Cracolici, altro
sostenitore di Ferrandelli - c'erano tutti i rappresentanti di liste
e gli scrutatori. Vietato piangere, adesso".
''Senza notabili, senza apparati alle spalle con i miei ragazzi
straordinari e i palermitani liberi abbiamo ottenuto un grande
risultato!', commenta
via twitter Davide Faraone, altro sponsor involontario di
Ferrandelli, avendo sottratto voti alla Borsellino.
ORA
UNITA' - Ferrandelli guarda avanti: "I
partiti del centrosinistra non potranno fare altro che appoggiarmi,
saremo insieme in questa grande coalizione. Più
tardi chiamerò tutti i candidati e tutte le forze politiche del
centrosinistra per iniziare l'avanzata verso il Comune di Palermo. E'
insieme che si costruisce Palermo. Così come avrei fatto io in caso
di loro vittoria, sono certo che anche loro sosterranno la mia
candidatura, decisa dai movimenti e condotta porta a porta".
DRAMMA
BERSANI - Per il Pd questa è l'ennesima batosta. Quelli
di Bersani sembrano baci della morte.Ogni
candidato del partito, anche il più autorevole e di rango, anche il
più legato alla società civile come certamente era la Borsellino,
pare destinato a cadere non appena messo in gara.
Persino l'ex alleato di governo Clemente Mastella, decisivo nel far
cadere il governo Prodi, prova compassione:
"Credo sia un momento non facile per il Pd - dice Mastella a
Tgcom 24 -. Un risultato ancora più clamoroso, perché su Rita
Borsellino sono confluiti anche Idv e Sel, mentre Ferrandelli è
stato espulso dall'Idv". Quindi la sconfitta "è ancora più
grave".
CANDIDATI
FORTI - Per
la poltrona di sindaco, Palermo si appresta quindi a vivere una corsa
a tre:
protagonisti Fabrizio
Ferrandelli (per
un centrosinistra mai così lacerato), Antonio
Cascio (che
nelle prossime ore avrà semaforo verde dal Pdl) e Massimo
Costa (Grande
Sud). Proprio il leader nazionale di Grande Sud, Gianfranco Micciché,
prevede una bella competizione: "Un giovane come Ferrandelli è
la migliore espressione della sinistra palermitana. La competizione
con Massimo Costa porrà ancora una volta Palermo all'avanguardia
delle rivoluzioni politiche. Siamo pronti". E
Cascio? Il presidente dell'Assemblea regionale siciliana è sereno:
"Nelle prossime ore verrà ufficializzata la mia candidatura. Ho
già parlato questa mattina con Alfano e aspetto solo il via libera
del mio partito. Non
temo nessuno: la mia sarà una campagna elettorale serena puntata sui
programmi e senza violenze verbali".
COLPO
DI MORTAIO - Anche
Micciché gioca a freccette con i leader nazionali del
centrosinistra."Bersani,
Orlando, Di Pietro e Vendola sono i veri sconfitti delle primarie del
centrosinistra a Palermo. La vittoria di Fabrizio Ferrandelli - ha
detto Miccichè - è un colpo di mortaio tanto fragoroso, quanto
distruttivo inferto alle deboli mura del fortino democratico. Che,
adesso, rischia seriamente di crollare di fronte all'incapacità
della classe dirigente romana di sapere leggere il territorio. A
nulla valgono, infatti, le parole concilianti ed ecumeniche dei
vincitori, la resa dei conti è appena iniziata".
NUOVA
ENERGIA - ''Adesso ascolteremo la base e decideremo se dobbiamo
chiedere le dimissioni di Bersani oppure no'', alza la voce il
senatore Beppe Lumia, sostenitore di Fabrizio Ferrandelli, vincitore
delle primarie del Pd a Palermo, ospite a ''24 Mattino'' su Radio 24.
''Noi a Palermo - ha detto Lumia - avevamo detto 'scegliamo
Ferrandelli e escludiamo le scelte romane'. Non vorremmo rovesciare
il discorso per cui dalle scelte di Palermo si impongono delle scelte
romane. Sarà Bersani a valutare lo stato di salute del partito".
"Ma di certo - prosegue Lumia - i segretari nazionali che hanno
sbagliato questa scelta riflettano e facciano il bene del proprio
partito.
Chi sta a Palermo e fa politica sul territori, collabora con le
imprese che denunciano il pizzo, con il mondo del volontariato non è
stupito del risultato. Chi
sta a Roma e sceglie dall'alto, chi gioca sulle alchimie delle
elezioni utilizzando Palermo come uno scacchiere è caduto dal letto
stanotte e oggi dovrà fare i conti con questa stupenda
candidatura. Adesso
tutti dobbiamo sostenere Ferrandelli, che ha una capacità espansiva
notevole, parla di metropolitana e metro di Palermo, di energia
rinnovabile,
di risanamento dei quartieri. Idee moderne che possono portarlo a
governare la città".
SI MUOVE LA TORRE
- "E'
indecente l'uso strumentale che si fa delle primarie per attaccare
Bersani, sia da parte di avversari politici e sia da alcuni esponenti
del nostro partito",
commenta Nicola Latorre, vicepresidente del Gruppo Pd al Senato. "Non
c' è dubbio - aggiunge - che il risultato di Palermo, come anche
quello di Genova, imponga una seria riflessione sulla capacità di
cogliere le sensibilità e gli umori degli elettori e di saperli
interpretare al meglio senza per questo affidarsi a un approccio
burocratico che si sta rivelando perdente.La
vera sorpresa è il risultato di Davide Faraone, unico iscritto al Pd
che contro tutto e tutti ha registrato un risultato
straordinario. Ora
il nostro pieno sostegno va al candidato sindaco Fabrizio Ferrandelli
per vincere tutti insieme le prossime elezioni"
Da
“Il Giornale di Sicilia”
PALERMO.
Fabrizio Ferrandelli vince le primarie del Centrosinistra a Palermo.
Secondo i dati raccolti dal comitato del candidato, con circa 9.945
preferenze Ferrandelli é arrivato primo con circa 160 voti di scarto
su Rita Borsellino (9.8787), giunta seconda. Terzo Davide Faraone
(7.975); segue Antonella Monastra (1.750).
Sarà
dunque Ferrandelli che a partire dalle prossime ore si misurerà in
campagna elettorale in vista delle amministrative del 6 e 7 maggio.
E' appoggiato da un cartello di una trentina di movimenti e dal pezzo
del Pd che fa riferimento al senatore Beppe Lumia, al capogruppo
all'Assemblea regionale Antonello Cracolici e all'area "Innovazioni"
dell'ex ministro Salvatore Cardinale e del deputato Nino Papania.
Rita Borsellino era sostenuta dal Pd che fa riferimento al leader
Pierluigi Bersani, Sel, Idv, Fds e Verdi.
L'affluenza
è stata da record. Nei 31 gazebo allestiti in città hanno votato
quasi 30mila persone (oltre 800 immigrati e un centinaio di under
18), 10 mila in più rispetto alle
primarie di cinque anni fa quando si presentarono ai seggi 19.335 votanti. «Nonostante l'afflusso considerevole, le primarie si sono svolte regolarmente e se ci sono stati alcuni episodi dubbi sono assolutamente irrilevanti», dice il coordinatore dell'esecutivo regionale del Pd, Enzo Napoli, che esclude «qualsiasi tipo d'infiltrazione, soprattutto di
tipo malavitoso». Momenti di tensioni si sono registrati in alcuni seggi, dove è intervenuta la Digos, che ha identificato alcune persone. In particolare nel quartiere Zen è stata segnalata una donna che avrebbe invitato la gente a recarsi al seggio dando loro un euro, la cifra necessaria per potere esprimere il voto.
primarie di cinque anni fa quando si presentarono ai seggi 19.335 votanti. «Nonostante l'afflusso considerevole, le primarie si sono svolte regolarmente e se ci sono stati alcuni episodi dubbi sono assolutamente irrilevanti», dice il coordinatore dell'esecutivo regionale del Pd, Enzo Napoli, che esclude «qualsiasi tipo d'infiltrazione, soprattutto di
tipo malavitoso». Momenti di tensioni si sono registrati in alcuni seggi, dove è intervenuta la Digos, che ha identificato alcune persone. In particolare nel quartiere Zen è stata segnalata una donna che avrebbe invitato la gente a recarsi al seggio dando loro un euro, la cifra necessaria per potere esprimere il voto.
Da Agenzia Ansa
Bersani perde anche Palermo, vince Ferrandelli
Non ce la fa il candidato sindaco del Pd
di
Alfredo Pecoraro
PALERMO
- Dopo Genova, Bersani perde le primarie anche a Palermo, e ora si
profila una resa dei conti tutta interna al gruppo dirigente
siciliano che si e' presentato spaccato. Rita Borsellino, sostenuta
dal segretario del Pd e dal resto del centrosinistra (Sel, Idv,
Verdi, Fds), fallisce per una manciata di voti la candidatura a
sindaco. Vince le consultazioni Fabrizio Ferrandelli, ex Idv
sostenuto da pezzi dei democratici, con 9.945 voti e uno scarto di
148 preferenze sulla Borsellino, che si ferma a 9.787. Piu'
distanziati gli altri candidati, Davide Faraone (Pd) con 7.975 e
Antonella Monastra 1.750. Secondo alcuni rappresentanti di seggio ci
sarebbe una cinquantina di voti contestabili, ma il numero esiguo
non influirebbe sul risultato finale.
Prima
di ufficializzare l'esito, tuttavia, il comitato organizzatore delle
primarie, riunito nella sede del Pd, sta esaminando la regolarita'
della consultazione procedendo con l'acquisizione delle schede e
delle firme. Ferrandelli, 31 anni, pero' gia' festeggia sulle note
di 'we are the champions'. La prima bottiglia di spumante e' stata
stappata quando il comitato elettorale del giovane candidato ha
raccolto i dati provenienti dall'ultimo dei 31 seggi in cui hanno
votato in totale 29.580, diecimila in piu' rispetto le primarie di
cinque anni fa, quando vinse Leoluca Orlando. Ferrandelli e'
appoggiato da un cartello di 39 movimenti e dal pezzo del Pd che fa
riferimento al senatore Beppe Lumia, al capogruppo all'Assemblea
regionale Antonello Cracolici e all'area "Innovazioni"
dell'ex ministro Salvatore Cardinale e del deputato Nino Papania.
"Grazie a tutti quelli che hanno creduto in me; domani
chiamero' gli altri candidati e le forze politiche del
centrosinistra per vincere la battaglia finale", dice a caldo e
tra le lacrime Ferrandelli, mentre abbraccia la moglie.
"Ce
l'abbiamo fatta, qui ha vinto la politica e l'antimafia",
afferma felice il senatore del Pd Beppe Lumia, mentre Cracolici fa
appello all'unita' del centrosinistra. "Durante la campagna
delle primarie ho sempre detto che chiunque avrebbe vinto sarebbe
stato il mio candidato -afferma - Immagino che a qualcuno possa
servire qualche ora per assorbire una comprensibile amarezza, ma
sono sicuro che da martedi' saremo tutti insieme. La vera sfida
comincia ora". Il coordinatore dell'esecutivo regionale del Pd,
Enzo Napoli, spiega che ''nonostante l'afflusso considerevole, le
primarie si sono svolte regolarmente e se ci sono stati alcuni
episodi dubbi sono assolutamente irrilevanti', ed escludo qualsiasi
tipo d'infiltrazione, soprattutto di tipo malavitoso''. Momenti di
tensioni si sono registrati in alcuni seggi, dove e' intervenuta la
Digos, che ha identificato alcune persone. In particolare nel
quartiere Zen e' stata segnalata una donna che avrebbe invitato la
gente a recarsi al seggio dando loro un euro, la cifra necessaria
per potere esprimere il voto.
domenica 4 marzo 2012
RITORNO A MOZIA di Rodolfo Negri Ed. L’autore libri - Firenze
Mettete
insieme un biologo e la sua passione per
l’archeologia, impastate ben bene, e alla fine vi ritroverete per le mani un
prodotto gradevolissimo.
Come è
gradevole questo agile libretto che si legge tutto d’un fiato, non solo perché
è un racconto breve ( poco più di 80 pagine), ma soprattutto perché fin dalle
prime pagine cattura il lettore, trascinandolo alla scoperta del segreto di
Mozia. Un’isola straordinaria nello Stagnone di Marsala, i cui resti
testimoniano una stagione ricca di storia.
Anche il
protagonista è un biologo. Contattato dalla fondazione che gestisce il sito
fenicio, inizia un’avventura che lo porterà sulle orme di un etrusco atipico
alla scoperta della tragedia di un popolo tanto antico quanto misterioso.
Nella breve
ma intensa full immersion, il lettore sente la passione della ricerca su uno
sfondo di bellezza non comune, dove la
scienza più sofisticata fa i conti con un vissuto che forse sfugge alla
razionalità scientifica, ma che si affaccia prepotente e nitido nei sogni di
un’artista. Quasi a dire che in fondo e nonostante tutto saranno l’arte e la
poesia a vedere oltre un orizzonte
troppo vicino e troppo deprimente per essere vero.
pennino di
falco
giovedì 1 marzo 2012
Buon senso e senso comune
Ilvo Diamanti nel suo ultimo
saggio (Gramsci, Manzoni e mia suocera)
a proposito di conformismo sociale che spesso induce al silenzio coloro
che si percepiscono minoranza ci sollecita
tra le tante anche a questa riflessione:
Alessandro Manzoni annotava
che al tempo della peste “c’era pur qualcuno che non credeva agli untori, ma
non poteva sostenere la sua opinione contro l’opinione volgare diffusa”.
Perché, aggiungeva Manzoni,
“il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”.
Cosa distingue il buon senso
dal senso comune e perché spesso sono in palese contraddizione ? E innanzitutto
cos’è il senso comune ?
Azzardo una definizione: il
senso comune è il modo di sentire, pensare e giudicare della maggioranza delle
persone frutto di un insieme di abitudini consuetudini tradizioni nonché
linguaggi e giudizi provati e ripetuti nel proprio ambiente territoriale o
sociale fino a costruire opinioni credenze e certezze date per scontate.
Istintivamente si ricorre al
senso comune per leggere narrare dare significato agli eventi della vita
quotidiana e del mondo che ci circonda e per regolare e interpretare le
relazioni interpersonali e i rapporti all’interno della propria comunità
territoriale o virtuale che sia.
Spesso risulta facile e
rassicurante cercare e trovare nel senso comune conferma delle proprie opinioni
e della propria identità.
Da qui deriva la forza
pervasiva del senso comune e la sua persistenza anche quando contrasta col buon
senso.
Dei tanti possibili esempi
uno solo d’attualità.
Il buon senso ci porta a
considerare utile oltre che giusto pagare tutti le tasse per garantirci scuole
ospedali trasporti…
Il senso comune diffuso e
alimentato negli anni obietta: le tasse sono troppe e vengono sprecate da politici
e burocrati inetti e spesso corrotti e quindi all’evasore non mancano
giustificazioni.
E così anziché riprovazione
sociale l’evasione incontra comprensione tolleranza e tutela associativa e
politica fino a diventare fenomeno di massa e abito mentale.
Riusciremo a trasformare il
buon senso in senso comune ?
s.o.
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