domenica 1 aprile 2012


Iscriversi a un partito politico al tempo di Monti

Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (Art. 49 - Costituzione della Repubblica Italiana.)
Con i momenti di convulsione profonda che l’Italia sta vivendo, iscriversi a un partito politico o rinnovare l’iscrizione a un partito politico, vuol dire veramente “andare contro corrente”, significa fare un atto che rasenta la “spregiudicata follia”.
Come tutte le recenti indagini sociologiche attestano, i partiti politici, tutti i partiti senza eccezioni significative, vivono un momento di grande lontananza dai cittadini. Ogni giorno che passa, il divorzio degli italiani dalla politica sembra accentuarsi e andare verso orizzonti democraticamente rischiosi. Un fossato profondo si è aperto tra rappresentanti e rappresentati. I primi sembrano continuare a non vedere quello che succede nella realtà della vita di tanti italiani. Continuano a vivere pensando a una cosa soltanto: come mantenere o accrescere certe posizioni, ruoli o compiti. Il tutto aspettando che la cosiddetta “antipolitica” si fermi, si attenui, che passi la tempesta. Perché si possa ricominciare come prima, più di prima.
Dall’altra parte si può dichiarare che gli italiani vivono con sempre maggiore insofferenza l’organizzazione, la guida, le leadership sempre uguali dei principali partiti italiani.
Le differenze tra le varie organizzazioni politiche evidentemente ci sono, ma oggi sono annebbiate da scandali e comportamenti sui quali non è possibili chiudere gli occhi.
Nessuno può veramente dire: noi siamo diversi, noi siamo eticamente migliori. La realtà purtroppo non è questa, le cose che si vedono e leggono dicono un’altra cosa, rappresentano una ben diversa realtà. Anche i partiti più vecchi, quelli con le dirigenze che provengono da storie lontane, quelli che hanno un sedimento profondo in alcuni territori, sembrano barcollare.
Ma allora che senso ha l’iscrizione a un partito? Quali motivazioni si possono dare a un ragazzo perché se iscriva a un partito?
Perché ci si riconosce nei “valori”, nella cultura politica di quel partito? Perché si crede nell’onestà di quella classe politica? Perché si ritiene che quel partito sia il meno peggio tra i tanti? Perché i partiti sono necessari per sostenere la vita democratica? Per partecipare al processo politico? Per dare il proprio contributo, le proprie idee?
Queste sono risposte che non reggono più, valgono per i veterani della politica, per chi ha avuto un ruolo nella politica, per chi cerca un ruolo nella politica.
Sembrano non valere certo più per i giovani.
Oggi la politica e i partiti devono adottare comportamenti veramente nuovi, altrimenti essere iscritti a un partito, militare in un partito rischia di essere un atto di corresponsabilità.
l.r.

3 commenti:

  1. ecco mi chiedo davvero per chi voterei se dovessi farlo oggi??? l'ultima, che gli ex-presidenti della camera conservano privilegi pur non avendo più incarichi, e penso alla Pivetti ma non solo..e tutti i partiti hanno detto sì?? (eccetto, mi sembra IDV) e poi con faccia compunta ci rassicurano che loro vogliono solo il bene dell'Italia e degli italiani. Magari fare una grossa risate in faccia a questi buontemponi ???

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  2. Però ogni tanto qualche risposta se la potrebbe dare?
    E' facile fare l'indignados e affermare che sono (più o meno) tutti uguali. E' comodo stare alla finestra.
    Suvvia, il PD ha rotto ma anche lei professor Russo potrebbe andare oltre l'invettiva e le belle parole (al vento). Ci dia qualche spunto, si muova per cambiare questa classe dirigente ormai obsoleta.

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  3. Forse non sono stato sufficientemente chiaro, ma cambiare la classe dirigente dei partiti è un tema non rinviabile e che sostengo sino in fondo. Questo è vero nel Pd, di cui sono ancora iscritto, ma non soltanto. Personalmente non mi considero un indignatos, ma semplicemente un cittadino che vorrebbe una politica al servizio degli italiani e non gli italiani al servizio della politica. Non mi pare di stare alla finestra: ragionare, dibattere, aprire spazi di riflessione vera credo sia tutto tranne che stare alla finestra. Certo ritengo che un "certo tirarsi su le maniche" (che qualcuno spesso invoca) serva solo per mantenere la situazione attuale a Roma come a Sasso Marconi. Ci sono realtà riformabili e altre che non lo sono. Per cui io sto con chi veramente vuole cambiare il modo di fare politica a Sasso Marconi come a livello nazionale, nel PD e anche nel "mondo riformista". Questo blog è nato per questo: mettere in comunicazione chi pensa che a Sasso Marconi tanto debba cambiare.

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