Luoghi comuni della politica
La politica costa.
Siamo certi che la politica abbia dei costi anche alti. Non possiamo con questo accettare l’abuso che se n’è fatto in questi anni. Più è diventata palese l’incapacità della classe dirigente di questo paese, tanto più sono cresciute le esigenze insaziabili delle casse dei partiti. Alla politica bisognerebbe applicare almeno il principio del premio di risultato: se raggiungi determinati obiettivi, di evidente beneficio per gli italiani, ti premio, altrimenti ti mando a fare altro. I nostri principali partiti hanno dovuto sostenere un governo tecnico per manifesta incapacità, per evidente inadeguatezza. Ora però tutti si presentano all’incasso del cosiddetto “rimborso elettorale”. Un rimborso ingiustificabile per la dimensione e per l’uso che se n’è fatto.
L’ipotizzato accordo tra Alfano, Bersani e Casini sulla regolamentazione dell’uso dei rimborsi elettorali sembra lontano anni luce dal comune diffuso sentire degli italiani. Appare l’ennesima furbizia gattopardesca: cambio tutto per non cambiare nulla.
Altrimenti la politica la fanno solo i milionari.
Con quest’adagio, spesso usato per mettere a tacere chi chiede l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, si spera di dare un carattere popolare e di “sinistra” a qualcosa che è solo la reiterazione dell’esistente. La politica quando naviga nell’oro, indisturbata a ogni controllo, genera corruzione diffusa. Troppe sono le persone che hanno fatto della politica un mestiere, un mestiere ben retribuito e da mantenere ad ogni costo. La politica deve tornare a essere passione, ideale, progetto. La sobrietà va ripristinata a ogni livello, dai palazzi romani agli ostelli di provincia. Specialmente in questi tempi di vacche magrissime per gli italiani.
l.r.
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